Per chi non ne fosse a conoscenza, Google Apps for Education è un servizio gratuito utilizzato da oltre 30 milioni di utenti da tutto il mondo, in gran parte studenti, insegnanti e amministratori che operano in ambito educativo. Tra gli strumenti offerti, oltre a spazio per il cloud storage, creazione di documenti online e calendario, anche la casella di posta Gmail. Il gruppo di Mountain View, intervenendo sulle pagine del Wall Street Journal, annuncia oggi che i messaggi non saranno più scansionati a fini pubblicitari.
La dichiarazione arriva dal direttore Bram Bout: “La nostra azienda non effettuerà più la scansione di Gmail in Apps for Education e non collezionerà o utilizzerà i dati degli studenti raccolti in Apps for Education a fini di advertising”. Un cambiamento simile è atteso anche per i servizi di Mountain View rivolti ai professionisti e agli enti governativi.
Una pratica già presa di mira più volte da Microsoft con la sua campagna “Don’t get Scroogled!”. Ecco brevemente in cosa consiste: un sistema automatico passa in rassegna le email scambiate, alla ricerca di keyword che possano fornire un’indicazione concreta sui gusti e sugli interessi dell’utente. Dopodiché, partendo dal profilo tracciato in base a quanto rilevato, bigG mostra inserzioni pubblicitarie inerenti. Ad esempio, chi scambia spesso messaggi di posta elettronica sui risultati delle partite di calcio probabilmente visualizzerà un banner che propone l’acquisto dei biglietti, oppure un altro che punta ad un sito di scommesse sportive.
Il comportamento non è visto di buon occhio da tutti, tanto da portare lo scorso anno ad una denuncia formale da parte di un gruppo di studenti californiani, che la paragonano ad una violazione della normativa sulle intercettazioni vigente negli Stati Uniti. Va specificato che la casella Gmail di chi utilizza Google Apps for Education non ha mai mostrato inserzioni, anche se il processo di scansione è sempre rimasto attivo.