La febbre dei leak su iPhone 6 sta rasentando la follia. E non di certo perché l’utenza è curiosa di conoscere anzitempo le peculiarità del nuovo melafonino, quanto per un incredibile business che sta nascendo dalle ceneri di quei pochi dettagli emersi fin ora sullo smartphone. In quel della Cina, infatti, sono stati messi in vendita dei finti iDevice per permettere a blogger e videomaker di creare un falso scoop sul melafonino. E la credibilità delle future indiscrezioni, di conseguenza, ne è irrimediabilmente minata.
Non è di certo un segreto: ottenere notizie di prima mano sul nuovo iPhone 6, o su qualsiasi altra strategia segreta di Apple, può portare a una certa visibilità sul Web e a un sicuro ritorno, sia in termini d’immagine che economici. Il tutto più che lecitamente per le tante testate e gli altrettanti blogger che, quotidianamente, con impegno passano al setaccio le fonti cinesi, investono risorse nel creare fitte relazioni con i distretti produttivi locali, investigano ogni minimo dettaglio proveniente dagli stabilimenti partner di Cupertino per carpire un rumor sommerso. Come spesso accade, però, qualcuno ha ben pensato una modalità per accumular lodi a sforzo zero.
Da qualche giorno sul portale di e-commerce cinese Taobao sono disponibili dei mockup di iPhone 6, creati sulla base degli schemi di design ormai famosissimi in Rete. Per poco più di 50 dollari, l’acquirente riceve una sorta di kit del perfetto leaker, in modo da poter ricreare senza fatica un falso scoop sul melafonino. Ricevuto il pacco, basta estrarre il falso melafonino dalla confezione, armarsi di smartphone o videocamera e condividere sul Web le ultime “foto rubate” da Apple.
I dummy-phone in vendita sono estremamente realistici: da 4,7 pollici – così come si vocifera siano le dimensioni di iPhone 6 – sono disponibili nella canoniche colorazioni bianco, grigio siderale e oro. Le rifiniture – si pensi al metallo di fotocamera e flash posteriori – sono sufficientemente dettagliate per poter spacciare il proprio modello quantomeno come un prototipo, per l’immediata fama sulla stampa specializzata e i social network. Insomma: un bel “business-in-a-box”, come tanto andava di moda a fine degli anni ’90 con la bolla della net-economy. Un business, tuttavia, che rischia di screditare una delle aree più amate e seguite dall’utenza Apple: quella della scoperta a poco a poco di un nuovo prodotto grazie alle informazioni provenienti dall’Oriente, instillando il dubbio che il prossimo leak sia in realtà un falso creato ad arte.