Non sono candide le nuvole di iCloud in Norvegia, anzi il cielo è particolarmente tempestoso e Apple rischia di non riuscire a correre ai ripari prima che i fulmini si abbattano al suolo. Per quale motivo? Secondo il Consumer Council locale, il contratto che la Mela stringe con gli utenti per utilizzare il servizio sarebbe contro la legge. E la questione rischia di superare i fiordi per espandersi in tutta Europa.
Il tutto nasce da una verifica condotta dal Consumer Council, il consiglio dei consumatori norvegese conosciuto anche come Forbrukerrådet, sui principali attori della scena cloud attivi sul territorio, per indagare se gli utenti nordici siano sufficientemente protetti nei loro diritti e nella loro privacy. Sebbene il 40% dei norvegesi ricorra quotidianamente alle piattaforme di cloud storage, pochissimi sono a conoscenza delle condizioni d’utilizzo, perché spesso complesse da capire o volutamente logorroiche affinché il consumatore le approvi senza nemmeno leggerle. E fra le peggiori vi sarebbe proprio quella targata mela morsicata.
Stando a quanto rilevato, nel contratto iCloud che Apple stringe con l’utente l’azienda si riserverebbe il diritto di modificare in parte o in toto il servizio, senza darne comunicazione preventiva alla controparte. Si tratterebbe di una palesa violazione delle norme europee, che impongono come qualsiasi variazione di un un accordo siglato tra una società e i clienti – così la chiusura di un contratto – debba essere sempre comunicata per iscritto. Così spiega Finn Myrstad, a capo della divisione digitale del consiglio dei consumatori:
«Essere avvisati quanto i termini si modificano dovrebbe essere un requisito minimo. Il fatto che ciò possa essere fatto senza che gli utenti ne siano informati è inaccettabile. […] I servizi di cloud storage fanno affidamento sulla fiducia degli utenti, tuttavia i termini attuali la minacciano. È importante che i diritti e la privacy dei consumatori si applichino anche ai servizi online.»
L’istituzione ha quindi deciso di segnalare Apple all’Ombudsman – il difensore civico – dei consumatori, per verificare vi siano gli estremi per obbligare l’azienda a una modifica delle sue imposizioni d’utilizzo. Non è però tutto, perché non solo le clausole legali di Apple lascerebbero a desiderare, ma il lungo TOS di iCloud sarebbe macchinoso e poco comprensibile per l’utente finale, tanto da contenere 8.600 parole giudicate “contorte e poco chiare”.
Qualora la violazione venisse confermata, la patata bollente verrà rimbalzata a livello europeo e potrebbe coinvolgere tutti i cittadini dell’Unione. La Norvegia non ne fa parte, ma le norme su contratti e compravendite sono comunque condivise fra gli stati membri perché la nazione ha deciso di aderire al Mercato Interno Europeo. Apple, in definitiva, sarà costretta a rivedere la propria nuvola digitale per far felice il Vecchio Continente?