Il suo arrivo in Italia è tutt’altro che certo, sebbene gli utenti da tempo ne stiano richiedendo a gran voce lo sbarco. Nel frattempo Netflix, almeno negli Stati Uniti e nel nord Europa, diventa la piattaforma di punta per la fruizione di contenuti video – film, serie TV e molto altro – perfettamente legali. Un successo che ha lasciato strascichi non solo fra i battuti competitor, ma anche in termini di banda consumata, di business di vendita e di qualità dei contenuti. Netflix sta per raggiungere il giro di boa?
Dalle ultime rilevazioni di Sandvine Corp., una società d’analisi a stelle e strisce, Netflix negli USA è arrivato a generare ben il 34% di tutto il traffico Internet, soprattutto nelle ore di punta. Si tratta di un problema non da poco per i provider di servizi, i quali si vedono la banda a disposizione prosciugata dalla fame di video in alta definizione da parte degli utenti, tanto che il mercato inizia a essere rovente. Certo, perché anche Google e Amazon vedono incrementare il loro traffico – rispettivamente al 19 e al 2% – e il totale è preoccupante: più del 50% della banda statunitense è occupato dallo streaming di contenuti multimediali. Se a questo si aggiunge anche YouTube, in grado di raggiungere da solo dei picchi del 43%, ben si intuisce quando la situazione sia ormai problematica, quasi insostenibile. Il risultato è una guerra intestina fra le varie società pur di accaparrarsi il collegamento più performante, con buona pace per la net neutrality: Netflix e Comcast si corteggiano per concedersi delle interconnessioni allo stato dell’arte, gli altri player di mercato fanno altrettanto. E mentre le grandi multinazionali tentano di spartirsi la banda a disposizione, ai pesci piccoli non resta che stare a guardare.
Non è però tutto, perché al crescere della banda cresce anche la fame degli utenti. Nell’ultimo mese la società di videonoleggio online ha visto i suoi iscritti aumentare del 15%, un trend che rimane costante ormai da un biennio. Rilevando come gli utenti siano ben disposti a pagare prezzi più alti rispetto a quelli basici per godere del servizio, la società questo mese ha deciso di approfittarne aumentando l’abbonamento mensile da 7.99 a 8.99 dollari. Una mossa che è passata praticamente inosservata dai consumatori, considerato come i dati raccolti da NPD Group e da Altman Vilandrie & Company dimostrino come Netflix possa incrementare fino a 15 dollari l’obolo mensile – anche in assenza di novità o contenuti rinnovati – senza che gli iscritti battano ciglio.
Non è però tutto rose e fiori per il leader dello streaming in Rete e non solo per la questione della connettività e della net neutrality. Sebbene corra come un treno sul mercato, iniziano ad apparire le prime avvisaglie di preoccupazione sul versante consumer. A quanto pare, gli utenti amerebbero profondamente le serie originali prodotte dall’azienda – si veda il successo di “House Of Cards” – ma sarebbe tutt’altro che stupita dal catalogo di film a disposizione, spesso giudicati vetusti o comunque non del tutto appetibili. Dei titoli che rischiano di non trovare gran rinnovamento nell’immediato futuro, perché le case cinematografiche e i network televisivi si stanno organizzando per inaugurare delle piattaforme proprie e, di conseguenza, potrebbero iniziare a custodire gelosamente le loro produzioni anziché concederle in licenza al rivale. In definitiva, la società rischia davvero di ritrovarsi con tanta banda ma pochi contenuti: come reagiranno gli abbonati?