L’acquisizione di Beats da parte di Apple rischia di apparire come un regalo fatto da Cupertino all’universo della musica, almeno stando alle dichiarazioni – per certi versi un po’ troppo trionfalistiche – rilasciate nei momenti immediatamente successivi all’annuncio. A sbilanciarsi è Eddy Cue, il quale afferma come la partnership con Beats sia nata proprio per “salvare la musica“.
La musica sta morendo. Non sta crescendo. Lo vedi nel numero degli artisti. L’ultimo anno su iTunes è stato quello con il minor numero di pubblicazioni, così come non si vedeva da anni.
Queste le dichiarazioni di Cue, vicepresidente della divisione Internet Software di Apple, da sempre al timone delle strategie di iTunes Store. Quella di Beats sarebbe stata una necessità per costruire una nuova realtà nel mondo discografico, proporre un nuovo panorama che sia d’aiuto soprattutto agli artisti. Lo conferma Jimmy Iovine, il CEO di Beats: nello spiegare come fosse insoddisfatto dell’attuale mercato e delle pratiche oggi diventate consuetudine, il produttore sottolinea quanto l’acquisizione risponda alla necessità di “trasferirsi in un quartiere migliore”, un quartiere che permetta alla musica di rinascere. Come? Puntando sugli album e non sul fast listening da MP3 estivo.
Qualche avvisaglia di questo orientamento in Apple lo si è visto lo scorso dicembre, quando la Mela e Beyoncé si sono accordati – investendo un nugolo importante di risorse – per lanciare a sorpresa l’album omonimo. Un album che ha superato i 900.000 download in poco meno di 48 ore, senza nessuna promozione, nessun singolo da settimane in rotazione radiofonica. Un disco che ha avuto successo, oltre al più che concepibile effetto sorpresa, soprattutto perché concepito come un tutt’uno, con tanto di 17 video inclusi, e non come una traccia usa e getta da dare in pasto al download immediato. Ed è quello che vorrebbe fare Iovine, togliendo l’attenzione dal brano fast-listening per riportare in auge l’importanze dell’album, per un’esperienza d’ascolto totalizzante per l’appassionato. Proprio come accadeva in passato con il vinile, quando si poggiava la puntina sulla prima traccia e la si lasciava scorrere fra i solchi fino all’arrivo dell’ultima canzone del lato in ascolto. Prodotti di qualità, curati in ogni minimo dettaglio, ripagati perché frutto di ore e ore di lavoro e non, come ultimamente accade, confezionati in poco tempo a uso e consumo dell’immediatezza.
Le strategie per raggiungere questo obiettivo, però, non sono ancora ben chiare. Ma è lo stesso Cue a ribadirlo:
«Non si tratta di quel che Apple sta facendo oggi, nemmeno di quel che Beats sta facendo oggi. Si tratta di quel che potremo fare insieme.»