È stato Elon Musk in persona a presentare SpaceX Dragon V2, capsula che nei prossimi anni servirà a portare rifornimenti ed equipaggiamento sulla Stazione Spaziale Internazionale. Rispetto alla prima versione del modulo già all’opera da tempo, questa è stata progettata con l’obiettivo di trasportare anche personale umano, compito fino ad oggi affidato esclusivamente alla Soyuz dell’agenzia russa. Un vero e proprio concentrato di tecnologia, che ha come punto di forza principale la riusabilità.
Il veicolo potrà infatti essere impiegato più volte, grazie al sistema composto da otto motori SuperDraco che permetterà di atterrare morbidamente ovunque sulla terra ferma, quasi come si trattasse di un elicottero. Niente cadute in mare e conseguenti danneggiamenti dunque: il nuovo “taxi spaziale" è pensato per viaggi frequenti tra la terra e la ISS. Altro aspetto innovativo, sarà in grado di agganciarsi in modo del tutto autonomo ai portelloni della stazione orbitante, senza più richiedere l’intervento dell’equipaggio con manovre manuali. SpaceX non è però l’unica realtà impegnata in questo ambito: anche i concorrenti Boeing e Sierra Nevada sono al lavoro ormai da tempo sullo sviluppo di soluzioni simili.
Toccherà poi alla NASA scegliere a chi affidarsi per i viaggi di andata e ritorno del personale dalla Stazione Spaziale Internazionale. Per il momento l’agenzia americana è vincolata a quella russa da un accordo da oltre 450 milioni di dollari in scadenza nel 2018, siglato proprio per il trasporto degli astronauti. Per capire di che cifre si sta parlando, il biglietto di sola andata per l’astronauta Reid Wiseman, giunto sulla ISS proprio questa settimana, è costato ai contribuenti americani circa 70 milioni di dollari.
Per il gruppo di Musk il prossimo step è rappresentato dal dover affrontare un’intensa fase di test con SpaceX Dragon V2, iniziando con il simulare una vera e propria missione. L’appuntamento è fissato per il prossimo anno, quando la capsula compirà il suo primo viaggio con equipaggio a bordo.