La condanna è datata 2009, la conferma definitiva arriva oggi: Intel deve versare nelle casse dell’Unione Europea oltre 1 miliardo di euro per aver condotto pratiche commerciati finalizzate all’esclusione dal mercato della rivale AMD. Ai tempi la condanna venne firmata da Neelie Kroes, ex-responsabile per la concorrenza presso la Commissione Europea.
Intel non accettò la condanna fin dalla prima ora, quando il CEO Otellini dichiarò subito guerra alle istituzioni europee proclamando immediato ricorso presso le autorità. Nel giro di 4 mesi il ricorso era già stato formalizzato: Intel contestava all’UE non soltanto il merito dell’accusa, considerata del tutto immotivata, ma si tentava altresì di dimostrare come nei fatti il successo di AMD negasse qualsivoglia pratica scorretta da parte del gruppo al centro dell’indagine.
Sulla base di quanto emerso in seno al processo, Intel avrebbe intrattenuto rapporti particolari con produttori quali Dell, Lenovo e HP, gestendo a proprio vantaggio le esclusive di fornitura e forzando lo slittamento nel tempo dei lanci di prodotto legati a chip AMD. La sanzione correlata è stata formulata sulla base di una percentuale pari al 4.15% delle entrate annue: nonostante la Commissione avesse facoltà di elevare tale quota fino al 10%, Intel ha contestato tale cifra considerandola “sproporzionata” rispetto a quanto paventato dalle accuse.
Non solo la Corte Generale ha confermato l’impianto della sentenza, ma ha anche considerato del tutto congrua la sanzione applicata. Intel ne esce pertanto senza ulteriori possibilità: rimane soltanto l’ipotesi di un ricorso ulteriore presso la Corte di Giustizia, ove però la base della discussione sarebbe altra e il merito delle accuse non sarebbe più discusso.
La sanzione da 1,06 miliardi di dollari è riferita al periodo 2002-2007, anni entro i quali si sarebbe perpetrata la politica ostruzionistica di Intel nei confronti di AMD. In attesa di commenti ufficiali da parte di Intel, l’assegno è in preparazione: l’UE è pronta a incassare, portando a termine un colpo senza precedenti nel controllo delle normative antitrust.