Artisti come Jack White, Adele e gli Arctic Monkeys potrebbero presto sparire da YouTube. Il motivo? Il portale di video sharing sta per lanciare un servizio di streaming musicale premium, per offrire agli utenti la possibilità di accedere senza limiti ad un vasto catalogo di brani e album senza interruzioni pubblicitarie, ma le parti in causa non hanno raggiunto un accordo monetario per la permanenza della musica indipendente sui server della piattaforma.
È quanto riporta oggi il Financial Times, pubblicando le dichiarazioni rilasciate da Robert Kyncl (head of content and business operations di YouTube). Il report risulta interessante innanzitutto perché rappresenta una prima conferma da fonti ufficiali dell’arrivo di YouTube Music Pass, o almeno è questo il nome attribuito finora al servizio.
Il nostro obiettivo è quello di continuare ad offrire un’incredibile esperienza musicale su YouTube, sia sotto forma di piattaforma globale che unisce fan e artisti che come fonte di profitti per l’industria discografica. Stiamo per aggiungere funzionalità a pagamento legate alla musica su YouTube, offrendo ai nostri partner nuovi guadagni oltre ai milioni di dollari già generati ogni anno. Siamo felici del fatto che centinaia di major ed etichette indipendenti abbiano già siglato una partnership con noi.
A far discutere è però quello che sembra di fatto un mancato accordo tra la piattaforma e il mondo indie, con le due realtà che non sono giunte ad una stretta di mano, come anticipato dalle prime voci in merito a fine maggio. Queste le parole di Kyncl.
Sebbene vorremmo chiudere con successo il 100% dei contratti, siamo consapevoli del fatto che non si tratta di un obiettivo raggiungibile. È nostra responsabilità, nei confronti degli utenti e dell’industria, lanciare una migliore esperienza musicale.
Dall’altra parte c’è insoddisfazione per la proposta economica messa sul piatto, tanto che Worldwide Independent Network (sempre stando al Financial Times) avrebbe già portato la vicenda all’attenzione della Commissione Europea, lamentandosi in merito ai termini della strategia di negoziazione imposti dalla piattaforma. Dopo la cancellazione di oltre 40.000 video RAI, il portale rischia dunque di perdere un’altra fetta importante del suo archivio: si stima infatti che la musica indie rappresenti oltre il 30% del mercato discografico a livello globale.
Maggiori dettagli, conferme o smentite potrebbero arrivare entro i prossimi giorni, in anticipo rispetto all’evento Google I/O 2014 che andrà in scena a fine mese. Nell’occasione il gruppo di Mountain View potrebbe parlare ufficialmente del tanto chiacchierato servizio di streaming premium basato sull’archivio di YouTube.