Dopo la sentenza della Corte di giustizia europea e qualche settimana per allestire e gestire la piattaforma di segnalazione, Google ha annunciato di aver iniziato l’opera di pulizia dei link sgraditi, secondo il “diritto all’oblio” che consente a ogni cittadino europeo di chiedere al motore di ricerca la rimozione di un collegamento a un contenuto che si ritiene sensibile. I numeri, al momento, si attestano a 50 mila link da far sparire.
In nessun altra parte del mondo si sta esercitando questo diritto, dunque anche per Google è una nuova esperienza, sulla quale ha obiettivamente mostrato un impegno molto serio, senza far pesare il suo parere contrario a questo tipo di responsabilità che trasferisce l’onere dai siti web e dai server al motore di ricerca che indicizza i contenuti. Secondo il Wall Street Journal gli ingegneri di Mountain View hanno aggiornato l’infrastruttura (sino a notte fonda) ed ora è tutto pronto.
Google starts removing search results under Europe's 'right to be forgotten' http://t.co/AG5FvgMEJJ
— Wall Street Journal (@WSJ) June 26, 2014
A qualcuno dei 50 mila richiedenti nel continente dovrebbe essere già arrivato un messaggio di posta elettronica che lo informa sul fatto che il collegamento segnalato è stato rimosso. Solo un piccolo numero di questi richiedenti riceverà il messaggio, dato che il processo di elaborazione è molto lungo. Agli internauti potrebbe capitare di vedere, invece, un disclaimer accanto ai risultati attinenti a persone che hanno ottenuto questa cancellazione:
Some results may have been removed under data protection law in Europe.
Massa di richieste, analisi individuale: un nuovo mercato?
Le richieste sono destinate ad aumentare vertiginosamente – anche se nessuno è in grado di prevedere come e quanto – mentre per la corretta elaborazione della richiesta è necessario valutare caso per caso. È facile intuire come per Google il diritto all’oblìo significa spendere risorse ingenti, per rispettare il dovere imposto dalla Corte europea e al contempo non incorrere nella violazione di altri diritti, come quello della libertà di espressione.
Per comprendere appieno la nuova policy di Google basta leggere la FAQ dell’azienda, dove si viene indirizzati al modulo online per la richiesta e si spiega l’intenzione di migliorare questi strumenti e l’approccio con gli utenti. Lavoro che avrà bisogno ancora di tempo.
Per questa ragione ci sono società di web reputation che stanno cominciando a proporre percorsi facilitati per rimuovere i link da Google, offrendo di gestire conto terzi questi moduli, le richieste e valutarne efficacia ed effetti. In Francia e nel Regno Unito – dove cominceranno ad apparire per primi i disclaimer algoritmici – si calcola possa essere un mercato da 500 mila clienti l’anno.