Il lancio pressoché contemporaneo di iOS 8 e di Android L, il prossimo autunno, segnerà un passaggio epocale nel panorama dei sistemi operativi. Epocale non tanto perché gli update saranno entrambi ricchi di novità importanti sia a livello grafico che funzionale, e nemmeno perché arriveranno per la prima volta così vicini fra loro, ma piuttosto perché promettono di modificare l’odierno panorama dei sistemi operativi.
Da un campo d’impiego tipicamente mobile, rivolto a smartphone e tablet, i due sistemi operativi inizieranno, infatti, la loro progressiva espansione verso nuovi ambiti d’utilizzo, ponendo le basi per la creazione di un futuro sistema operativo universale, che vada dall’intrattenimento alla salute, dalla smart home all’automotive, passando per smartwatch e wearable, promettendo di assistere sempre più efficacemente l’utente in ogni momento della sua giornata.
La prospettiva è indubbiamente affascinante e, per molti versi, assomiglia a quel futuro visionario che ha sempre ispirato libri e film di fantascienza: una integrazione pervasiva della tecnologia nella vita di tutti i giorni. Dopotutto, è sensato e perfino realistico immaginare che, in un futuro tutt’altro che remoto, il consumatore medio concentrerà la propria attenzione non più verso gli strumenti e i dispositivi legati a un determinato sistema operativo, bensì sui servizi integrati e ancor più sulle soluzioni migliori che essi sapranno offrire. E soprattutto vorrà la prova della loro reale efficacia nel migliorare la vita di tutti i giorni.
Perché questo scenario si realizzi manca poco. Servizi, strumenti, applicazioni e dispositivi stanno già creando attorno a ciascun utente un unicum ampio e complesso, tale da rendere riduttiva la concezione stessa di sistema operativo. Più probabilmente si ragionerà in termini di ecosistemi operativi.
Trova le differenze
Google ha reso chiara questa sua intenzione in occasione del recente keynote d’apertura del I/O 2014, enunciando di voler abbattere i confini ormai stretti imposti da smartphone e tablet, per rendere Android un vero e proprio ecosistema trasversale, in grado di essere omnicomprensivo e multifunzionale, basato su un’interfaccia unica e con modalità d’uso identiche a prescindere dal mezzo su cui viene impiegato, che si tratti di un tablet, di un televisore o di un’automobile.
Apple ha la medesima visione strategica, alla quale sta lavorando da tempo: una graduale espansione del suo sistema operativo verso nuovi ambiti d’uso. Così, se la casa di Cupertino ha già Apple TV (e in cantiere l’ipotesi iTV) e propone nuove soluzioni per l’intrattenimento domestico con AirPlay, Google ha risposto con Android TV, che vedrà il lancio in autunno già forte di partnership importanti (NVIDIA, MediaTek, Intel, Broadcom, Sharp, Sony, TP Vision, LG, ASUS e RAZE).
Se poi Google entra da protagonista nel comparto dei wearable con Android Wear e Google Fit, c’è chi è pronto a giurare che Apple stia per fare lo stesso con il suo “iWatch”, che a sua volta si integrerà con il neonato Health Kit.
Ce n’è anche per il settore automotive, nel quale Android Auto promette di aprire le porte a una totale integrazione nell’automobile non più dello smartphone bensì di un intero sistema di app e servizi; gli stessi che intende offrire Apple con CarPlay.
Insomma, appare piuttosto evidente che Apple e Android abbiano deciso di intraprendere la stessa strada ed è altrettanto evidente che, per farlo, stiano seguendo uno le orme dell’altro, con il risultato che i due OS cominciano a somigliarsi sempre più. Anzi, sotto molti punti di vista, i tratti in comune sono ormai così numerosi da lasciare, oggettivamente, poco spazio alla vecchia querelle su quale sia il migliore fra i due. Persino l’ultimo baluardo di difesa di Android, quel suo essere un sistema “aperto” contrapposto al “chiuso” iOS, sta cedendo in misura del crescente numero di servizi e strumenti gratuiti e irrinunciabili che mette sul piatto.
Figli di un dio minore
Apple e Google non sono però i soli interpreti di questo grande disegno. Infatti Microsoft non intende arrendersi, nonostante il divario in termini di penetrazione del mercato di Windows Phone 8 sia ancora ampio rispetto ai due leader. Anzi, gli sforzi fatti con la release 8.1, sia in termini funzionali che estetici, dimostrano il contrario e testimoniano la grande fiducia che a Redmond nutrono nei confronti del loro sistema operativo.
Non potrebbe essere altrimenti dato che Microsoft ha già tutto pronto, o quasi, per proporre agli utenti il proprio ecosistema: Windows 8.1, Windows Phone 8.1, gli ormai imprescindibili servizi cloud (One Drive e Office 365), una centrale multimediale per l’intrattenimento domestico come la Xbox One e persino un progetto in ambito automotive con Windows in the car. Basta chiudere il cerchio.
C’è poi chi, come Amazon, che sceglie, saggiamente, di non sfidare i rivali più forti sul loro campo di battaglia, ma piuttosto di conservare quel che ha già, innalzando mura di difesa più alte. Si capisce, allora, la reale lungimiranza di Bezos nell’aver proposto prima un tablet (Kindle Fire) poi un set-top box (Fire TV) e infine uno smartphone (Fire Phone) dotati di sistema operativo proprio, quel Fire OS nato esclusivamente in funzione dello shopping.
Lo scopo, piuttosto evidente, è instradare gli utenti-acquirenti verso un ecosistema che non si contrapponga ai leader, ma piuttosto che diventi indiscusso punto di riferimento per gli acquisti online.
Il cavallo di Troia
Da questo quadro emerge nitido un disegno: tutti i grandi interpreti del settore hanno più che mai bisogno di conquistare la fiducia imperitura degli utenti, ma prima ancora, devono rendere i propri sistemi operativi accessibili a chiunque in modo da raggiungerne il maggior numero possibile di persone. Il modo migliore per ottenere ciò è quasi scontato: usare i dispositivi più diffusi del momento, gli smartphone e i tablet, come dei moderni cavalli di Troia atti a introdurre gli OS nella quotidianità di tutti.
Di fatto, molta parte di questo lavoro è già stata fatta, dato l’esorbitante numero di dispositivi mobili distribuiti sul globo e l’innegabile dipendenza che hanno generato, ma ancora molto deve essere fatto per guidare la scelta degli utenti verso un determinato OS.
Ecco allora che il crescente impegno da parte di Google nella diffusione di smarpthone e tablet Android a basso costo può apparire sotto una luce diversa e il sospetto diventa legittimo che il reale scopo di Google possa essere non tanto la modernizzazione quanto la necessità di conquistare il mercato dei giovani e dei paesi emergenti, i cosiddetti low spender. Allo stesso modo, assume un nuovo significato la maggiore diversificazione fra unità che riguarderà la prossima gamma di iPhone, o l’acquisizione di Nokia da parte di Microsoft.
Dimmi che OS hai e ti dirò chi sei
Il suolo è fertile e la stagione favorevole perché i nuovi ecosistemi attecchiscano e crescano rigogliosi. Se ancora adesso le applicazioni disponibili negli store possono spesso essere discriminanti nella scelta di un sistema operativo, in seguito lo saranno solo i servizi integrati (ed è ipotizzabile che le app di terze parti che in futuro avranno maggiore successo saranno quelle in grado di far comunicare fra loro i diversi ecosistemi).
Per molti, il passaggio al nuovo stato delle cose sarà graduale e il cambiamento appena percepibile, tuttavia per tutti, con molta probabilità, lo smartphone e il tablet che si usano oggi influenzeranno la scelta dell’ecosistema digitale che si sceglierà domani, come una sorta di imprinting.
Servizi personalizzati, macchine e case intelligenti sono tutte realtà prossime alla realizzazione, non più una sequela di concetti astratti. Prima di quanto si possa pensare, l’acquisto di un telefono potrà determinare la scelta di un orologio, di un sensore per il fitness, di un televisore e persino di una macchina e, forse per la prima volta nella storia del consumismo, gli utenti avranno una ragione concreta nel determinare le proprie scelte d’acquisto, al di là delle mode e del valore effimero delle cose.
Per quanto questo scenario abbia un retrogusto fantascientifico, è assai più realistico di quanto non sembri perché a promuoverlo provvederà quella stessa inesauribile richiesta di nuovi e più evoluti servizi che sono alla base dell’evoluzione tecnologica dei nostri tempi.
Una maggiore integrazione della tecnologia nella vita di tutti i giorni porta con sé l’innegabile suggestione di un’esistenza migliore, ed è giusto sperare che possa realmente essere così, ma quel che al momento appare certo è che, nell’arco di pochi anni, per merito o per colpa della gamma di nuovi servizi e soluzioni integrate che stanno per arrivare sul mercato, scegliere un sistema operativo invece di un altro sarà molto più difficile di adesso, ma ancor più difficile sarà abbandonarlo.