Prosegue la campagna assunzioni voluta da Apple per l’imminente lancio di iWatch, sebbene l’azienda non abbia mai confermato né smentito ogni indiscrezione. E i giochi si iniziano a fare sempre più duri poiché, dopo un nugolo di professionisti rubati all’universo dei device wearable, è tempo di far razzia fra la diretta concorrenza. A quanto pare, in quel di Cupertino presto arriverà il direttore delle vendite di TAG Heuer.
La notizia è di quelle esplosive, poiché TAG Heuer è uno dei marchi svizzeri di orologi più riconosciuti a livello internazionale. E non si tratta nemmeno di un rumor di corridoio, perché a confermare il passaggio è nientemeno che il presidente di LVMH Jean-Claude Biver, ai microfoni di CNBC.
Da tempo pare che Apple stesse cercando di assumere personale dai maestri orologiai svizzeri, così come un report apparso sulla stampa lo scorso marzo aveva ipotizzato. In quell’occasione, la Mela avrebbe cercato di convincere teste di serie di Swatch e Hublot, senza però ottenere successo. E ai tempi era sempre stato Jean-Claude Biver, considerando come LVMH inglobi al suo interno diversi marchi elvetici, a darne notizia ai giornalisti:
«Apple ha contattato alcuni dei miei dipendenti, ho personalmente visto le email.»
L’ipotesi più accreditata vede la Mela pronta a commercializzare il suo iWatch poi chiamato, ufficialmente, Apple Watch come un device “Swiss Made”, così da conferire autorevolezza al prodotto anche agli occhi dei consumatori alto-spendenti. Come possa farlo, tuttavia, non è al momento ben noto: è dato solo sapere come le componenti elettroniche siano in fase di produzione in Cina, con il 70% degli ordini ad appannaggio di Quanta Computer.
Stando a recenti report, la maggior parte delle grandi firme degli orologi svizzero non vedrebbe Apple come una minaccia, così come non preoccupante sarebbe l’intero universo degli smartwatch. Si tratterebbe, infatti, di una categoria merceologica nuova, del tutto lontana dal lusso e dalla precisione di un quadrante e di ingranaggi provenienti da secoli di tradizione. Unica eccezione quella di Swatch, forse perché dal target molto più vicino agli utenti Apple rispetto alle altre realtà citate, da tempo molto critica sul possibile avvento di un iWatch.