La sentenza emessa nel mese di maggio dalla Corte di Giustizia Europea ha riaperto il dibattito sul tema relativo al diritto all’oblio, già sviscerato in ogni suo punto con l’esposizione delle varie tesi sostenute dalle parti in causa. Il diretto interessato, ovvero Google, torna a parlarne oggi attraverso le pagine del Guardian, con alcune dichiarazioni rilasciate dal chief legal officier David Drummond.
Il motore di ricerca ribadisce innanzitutto di essere in disaccordo con quanto stabilito dal giudice, esponendo quelli che sono i criteri da tenere in considerazione nel processo decisionale che porta ad approvare oppure respingere ogni singola richiesta di cancellazione dei link dalle SERP. Quello che ne emerge è un impegno significativo, che non solo richiede competenze e grande attenzione, ma che di fatto si basa su principi e canoni di giudizio opinabili.
Quando si tratta di determinare ciò che è di pubblico interesse, prendiamo in considerazione una serie di fattori che includono: se le informazioni si riferiscono a un politico, una celebrità o altre figure pubbliche; se il materiale proviene da una fonte di notizie affidabile e quanto è recente; se si tratta di un discorso politico; questioni di condotta professionale che potrebbero essere rilevanti per i consumatori; il coinvolgimento in condanne penali che non sono ancora state “scontate”; e se l’informazione è stata pubblicata da un governo. Tuttavia tutte queste saranno sempre decisioni difficili e discutibili.
Il comitato consultivo
Drummond fa inoltre riferimento alla creazione di un comitato consultivo esterno a Google, formato da esperti provenienti da settori diversi tra loro, chiamato a pronunciarsi sull’argomento. Al gruppo sarà anche affidato il compito di affrontare una questione tanto delicata faccia a faccia con il pubblico, in occasione di alcuni incontri che saranno organizzati sul territorio europeo a partire dal prossimo autunno.
Abbiamo istituito un consiglio consultivo di esperti, di cui annunciamo oggi la composizione definitiva. Questi esperti esterni, che provengono da mondo accademico, media, garanti privacy, società civile e dal settore della tecnologia, agiscono come consulenti indipendenti di Google. Il consiglio chiederà opinioni e suggerimenti a diversi gruppi di interlocutori e terrà incontri pubblici in autunno in Europa per esaminare questi temi più in dettaglio. La sua relazione pubblica conterrà raccomandazioni per le richieste di rimozione particolarmente difficili (come le condanne penali); riflessioni sulle implicazioni della decisione della corte per gli utenti europei di Internet, gli editori, i motori di ricerca e altri; e procedure che potrebbero migliorare la responsabilità e la trasparenza per i siti web e i cittadini.
Al comitato è dedicata una pagina ufficiale in cui il motore di ricerca presenta i dieci membri selezionati. Eccoli elencati di seguito, con un breve estratto delle relative competenze ed esperienze.
- Prof. Luciano Floridi: professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford e professore aggiunto del dipartimento di economia dell’American University di Washington;
- Sylvie Kauffmann: direttore editoriale del quotidiano francese Le Monde;
- Lidia Kolucka-Zuk: direttore esecutivo di Trust for Civil Society in Central and Eastern Europe (Varsavia), avvocato e consulente strategico del primo ministro polacco;
- Frank La Rue: esperto di analisi politica, sviluppo democratico, prevenzione della violenza, gestione, negoziazione e risoluzione dei conflitti, fondatore e direttore di un’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani;
- José-Luis Piñar: docente di diritto amministrativo e vicerettore alle relazioni internazionali presso l’Università San Pablo-CEU di Madrid, ex direttore dell’agenzia spagnola per la protezione dei dati (2002-2007) ed ex vicepresidente del gruppo di Commissari europei per la protezione dei dati;
- Sabine Leutheusser-Schnarrenberger: membro del parlamento tedesco da oltre 23 anni e ministro federale di giustizia tedesco da otto anni;
- Peggy Valcke: professoressa ricercatrice presso la KU Leuven in Belgio, professoressa part time presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze e professoressa in visita presso l’università di Tilburg in Olanda, esperta degli aspetti legali dell’innovazione dei media;
- Jimmy Wales: fondatore e presidente emerito del consiglio di amministrazione di Wikimedia Foundation, organizzazione non profit che gestisce l’enciplopedia online libera Wikipedia;
- Eric Schmidt: ex CEO ed attuale chairman di Google;
- David C. Drummond: Senior Vice President, Corporate Development e Chief Legal Officer di Google.
In conclusione, il tema del diritto all’oblio è complesso e chiavi di lettura semplici non ne esistono. L’unica via percorribile è quella che passa dall’intavolare un dibattito costruttivo e che sappia tenere conto degli interessi di tutte le parti in gioco. In quest’ottica si inserisce alla perfezione l’iniziativa annunciata oggi dal gruppo di Mountain View.