L’Unione Europea ha formalmente invitato Google, Yahoo! e Microsoft ad un incontro che andrà in scena il prossimo giovedì a Bruxelles, in cui si affronterà il tanto complesso e delicato tema riguardante il diritto all’oblio. Un meeting organizzato con lo scopo di discutere gli effetti della sentenza emessa nei mesi scorsi dalla Corte di Giustizia, che ha portato i motori di ricerca (da oggi anche Bing ha messo online un modulo) ad attrezzarsi per accogliere e gestire le richieste di rimozione dei link dalle SERP da parte dei navigatori.
Stando a quanto riportato oggi sulle pagine del Wall Street Journal, l’azienda di Redmond ha già confermato la propria presenza, mentre bigG e il gruppo guidato da Marissa Mayer hanno ribadito l’intenzione di collaborare con le autorità operanti nel campo della privacy, senza però voler intervenire al meeting della prossima settimana.
Gli aspetti sulla questione da chiarire non mancano. Uno di questi riguarda le modalità con le quali i motori di ricerca notificano ai gestori dei siti la rimozione di un link dalle pagine dei risultati. Secondo Gwendal Le Grand, direttore della commissione francese CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés), Google avrebbe già iniziato ad inviare avvisi ai webmaster, senza però specificare nel messaggio il nome della persona che ha effettuato la richiesta. Questo potrebbe rappresentare un problema nel caso in cui i gestori fossero in grado di risalire comunque all’identità del richiedente (in molti casi può corrispondere al protagonista dell’articolo o della pagina rimossa), per poi darne notizia. Una dinamica che, a conti fatti, causerebbe un effetto paradossalmente opposto rispetto a quello auspicato dai sostenitori del diritto all’oblio.
Secondo l’UE c’è da fare chiarezza anche sulle spiegazioni fornite nel caso in cui una richiesta viene respinta per via dell’interesse pubblico dell’informazione riportata. Ancora, il processo di valutazione di ogni singolo form inviato dovrà essere reso più trasparente dai motori di ricerca, in quanto sarebbero già molti i ricorsi in appello presentati in tutto il vecchio continente in seguito alle risposte negative fornite dai tre giganti del Web.
Sempre stando all’articolo pubblicato dal WSJ, in Irlanda bigG non avrebbe accolto una richiesta relativa alla rimozione di un link verso un articolo contenente dettagli potenzialmente imbarazzanti per un soggetto. Ancora, in Francia una domanda sarebbe stata respinta fornendo una spiegazione ridotta ad un solo paragrafo, nel quale si fa riferimento in modo piuttosto generico al fatto che l’URL punta ad informazioni che “potrebbero essere di particolare interesse per le persone che hanno intenzione di utilizzare un servizio professionale”.
Insomma, l’Unione Europea pretende maggiore chiarezza su un argomento ancora in gran parte da sviscerare e si rivolge ai tre principali protagonisti del settore nel tentativo di favorire un dialogo costruttivo. Dal canto suo, pur avendo (a quanto pare) declinato l’invito, Google si sta già attrezzando per affrontare al meglio le problematiche legate alla questione, attraverso iniziative come la formazione di un comitato consultivo composto da esperti.