La Federazione dell’Industria Musicale Italiana pubblica quelli che sono i dati ufficiali relativi all’andamento del mercato musicale nel nostro paese durante la prima metà del 2014. Ne emerge uno scenario incoraggiante, con una crescita del 7% rispetto al 2013, raggiungendo quota 53,6 milioni di euro. Il 43% dei profitti arriva dal segmento digitale, ormai vero e proprio pilastro su cui si regge l’intero settore.
Nel primo semestre dell’anno il fatturato da ricondurre esclusivamente al formato digitale ha raggiunto i 23 milioni di euro, crescendo del 20%, mentre le entrate relative alla vendita di dischi e singoli su supporto fisico sono calate del 2%, fermandosi a 30,7 milioni di euro. Il declino di CD e vinili, pur innegabile, risulta comunque essere più contenuto rispetto al recente passato, limitandosi a circa mezzo milione di copie in meno vendute rispetto al 2013. A questo proposito, FIMI conferma che il CD resta il formato più diffuso e apprezzato dal pubblico.
I dati odierni, elaborati da Deloitte, risultano interessanti anche per il fatto che segnano per la prima volta un sorpasso dello streaming (cresciuto del 95% tra servizi audio e video) rispetto al download (in calo del 18%). Questa modalità di fruizione dei contenuti rappresenta oggi il 55% dell’intero business digitale, con un significativo passo in avanti rispetto al 34% del 2013. In altre parole, lo streaming ha generato 12,6 milioni di euro, mentre i download solo 9,8 milioni.
Volendo distinguere tra profitti derivanti dallo streaming audio e video, nel primo ambito si registra un +134% (per un totale di 5,6 milioni di euro) legato a servizi come Spotify, Deezer e TIM Music, mentre nel secondo gli introiti pubblicitari di piattaforme come YouTube e Vevo sono saliti del 72% (quasi 7 milioni di euro).
Tornando infine ad analizzare le vendite di musica su supporto fisico, spicca il trend positivo del vinile, che chiude il semestre con un +36%. Si tratta comunque di un mercato di nicchia, con sole 98.000 copie vendute (1,3 milioni di euro) contro i 4,1 milioni di CD. Si conferma dunque per il secondo anno consecutivo una tendenza positiva per il mercato discografico italiano (nel 2013 era cresciuto del 2%), dopo ben undici anni consecutivi di declino. In altre parole, anche nel nostro paese, così come all’estero, il digitale sta aiutando la ripresa dell’intero business, nonostante una presa di posizione piuttosto critica da parte di artisti legati a generi come jazz e classica.