L’annuncio di Matteo Renzi ha puntato i riflettori su Hour of Code, iniziativa che porterà presto in centinaia di scuole italiane un piccolo primo approccio alla programmazione. L’obiettivo è chiaro: fare in modo che la programmazione possa incuriosire i ragazzi, seminando un interesse che in futuro potrebbe significare posti di lavoro, capacità ed esperienze importantissime per il mercato.
Tra l’11 e il 17 ottobre si terrà la Codeweek, settimana europea per la programmazione, con cui medesime finalità saranno perseguite attraverso apposite iniziative di formazione e divulgazione su tutto il continente. L’Italia parteciperà alla Codeweek con iniziative proprie, ma sarà soprattutto la “Hour of Code” a rappresentare il passo più concreto del nostro paese verso questi obiettivi. Webnews ha voluto discutere i dettagli del progetto con Alessandro Bogliolo, ambasciatore del Codeweek in Italia e collaboratore con i curatori Enrico Nardelli e Giorgio Ventre del progetto pilota coordinato per il MIUR dal CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica).
Hour of Code: ne parla Alessandro Bogliolo
Il primo aspetto che si nota dell’introduzione dell’ora di codice è che non si tratta di una sperimentazione: c’è proprio l’intento di metterlo a sistema. Ma come?
Dipende da molti fattori, in questa fase è obiettivamente difficile dare numeri. La disponibilità delle scuole, il numero di tutor esterni disponibili per aiutare gli insegnanti, saranno determinanti. Ritengo positivo l’approccio pragmatico del governo di promuovere l’uso immediato di metodi e materiali già disponibili. Inoltre, per quanto riguarda il coding nelle scuole, è tutto ben spiegato nel sito programmailfuturo.it.
Lei si occupa di Code’s Cool, una comunità di apprendimento con diverse scuole, sempre legata alla programmazione di codice. La piattaforma di Hour of Code, invece, è più standardizzata: materiali, metodo e lezioni di fatto sono già preparate. È un limite?
Nient’affatto, sono cose diverse. Per avere familiarità con la programmazione, gli ideatori di Code.org hanno immaginato di proseguire, di gioco in gioco, con blocchi concettuali, molto visuali, immediatamente produttivi. Consente ai ragazzi di iniziare subito e ottenere risultati concreti. Code’s Cool si avvale degli strumenti del code.org e qualsiasi altro strumento utile allo scopo (scratch, AppInventor, PocketCode, eccetera), organizzando incontri di programmazione con ragazzi, insegnanti e studenti universitari.
Senza porsi l’annoso problema della formazione dei docenti…
Esatto. La formazione al digitale dei docenti è importante, ma ha tempi e scopi talmente diversi e non avrebbe senso anteporli alle lezioni di coding già possibili con questi sistemi.
Il mio insegnante di ginnastica, al liceo, non correva veloce come me…
Bella metafora. Anch’io penso che non si possa considerare gli studenti come l’ultimo anello di una catena lunghissima e burocratica: i giovani hanno qualità e capacità già sviluppate, basta indirizzarle ad altri scopi più pedagogici, senza mettersi in competizione con le loro conoscenze autoapprese, sempre troppo più aggiornate, e anzi facendovi affidamento.
L’Hour of Code è certamente la novità dell’anno, almeno per l’Italia, ma la settimana europea avrà molto altro: come si relazionano?
La sinergia tra i due eventi migliorerà di giorno in giorno. Sicuramente, anche per questa mossa del governo, l’ora di codice si è istituzionalizzata, mentre la Codeweek è più informale e non si limiterà alle scuole primarie o alla programmazione: si parlerà di robotica, di stampa 3D, sono più ampi anche i target. Si può dire che recependo lo spirito della Codeweek si sta lavorando a una rete di accordi con imprese e associazioni che sarà fondamentale per dare corpo a questo obiettivo. Soprattutto è importante la partecipazione delle scuole, per questo invito tutti, da subito, ad aderire alla Codeweek, così da facilitare il nostro compito, anche per distribuire tutto l’interessante materiale che già esiste e che si produrrà con la settimana di ottobre.