542 milioni di dollari, o per dirla in altro modo 472 milioni di euro. È l’investimento messo sul piatto da alcuni giganti del settore tecnologico per sostenere il progetto della startup Magic Leap. Tra i finanziatori anche Google, insieme al chipmaker Qualcomm. Una cifra considerevole, per una realtà di cui al momento si conosce ben poco. L’unica certezza è che opera nel campo della realtà aumentata e della realtà virtuale, come testimoniano alcune immagini e un filmato (visibile in streaming di seguito) presenti sul sito ufficiale.
L’ipotesi più probabile è che si possa trattare di un’azienda impegnata nello sviluppo di una tecnologia in qualche modo simile a quella proposta da Oculus Rift con il suo visore. Un settore dalle grandi potenzialità, nel quale di recente hanno fatto il loro ingresso anche Samsung e Sony. L’unico esperimento di Google in questo ambito è rappresentato da Cardboard, una sorta di kit fai-da-te per trasformare uno smartphone in un dispositivo VR. Il team al lavoro su Magic Leap è consapevole di quanto nascondersi dietro un alone di mistero possa aumentare l’hype in vista di un annuncio ufficiale sulla natura del progetto, che con tutta probabilità avverrà entro i prossimi mesi.
Sappiamo cosa state pensando: “Chi diavolo siamo? Di cosa si tratta? Perché non ci dite di più?”. Avete ragione, dobbiamo dirvi di più su ciò che stiamo creando. Dunque, cos’è Magic Leap? Magic Leap è un’idea.
Il video mostra un piccolo elefante prendere vita nelle mani di quello che si può immaginare essere l’utente che indossa il dispositivo. Il tutto è reso in modo piuttosto realistico, con tanto di ombre generate sulla pelle e un’animazione fluida.
Il nostro team ha scavato in profondità nella fisica del mondo visuale e nei processi della nostra percezione sensoriale. È biomimetica, nel senso che rispetta il nostro funzionamento naturale (dopotutto siamo essere umani, non macchine).
L’unico altro dettaglio certo riguardante Magic Leap è il nome della tecnologia alla base di tutto il suo funzionamento: Dynamic Digitised Lightfield Signal. Non resta che attendere maggiori informazioni in merito, per capire se il progetto potrà in qualche modo essere integrato in futuro nell’ecosistema di prodotti, servizi e piattaforme di Google.