Perché scegliere tra filamenti PLA (PolyLactic Acid) o ABS (Acrylonitrile Butadiene Styrene) per la stampa 3D, quando è possibile utilizzare le banane? È la domanda che si è posto Luis Rodriguez Alcalde, fondatore di 3Digital Cooks, trovando la risposta in un progetto piuttosto particolare: è riuscito a creare oggetti in tre dimensioni sfruttando come materiale grezzo la polpa del frutto.
Non è la prima volta che si testa l’uso delle stampanti 3D con il cibo. A Ragusa, ad esempio, nei mesi scorsi è stato presentato un prototipo in grado di estrudere il cioccolato. L’esperimento di Alcalde è stato condotto con il modello PLYUMP, dapprima utilizzando come “cartuccia” esclusivamente la parte morbida delle banane, ottenendo però un composto poco consistente e di conseguenza non adatto per mantenere la forma desiderata nel tempo, così in seguito è stato aggiunto dell’amido di patate e del succo d’arancia per conferire al tutto una colorazione rosea. Il risultato (seppur non particolarmente gradevole dal punto di vista estetico) è quello visibile nell’immagine allegata di seguito.
Un progetto di questo tipo non ha certamente finalità commerciali, almeno non per il momento, ma dimostra una volta di più (se ancora ce ne fosse bisogno) la versatilità e le enormi potenzialità ancora inesplorate messe a disposizione da una tecnologia come quella legata alle stampanti 3D. Potranno in futuro essere impiegate in cucina, nonché per la realizzazione di intere automobili, nonché nel settore medico o per migliorare i processi produttivi in ambito industriale. Nei prossimi anni il settore riserverà certamente parecchie sorprese, complice anche un’inevitabile riduzione dei prezzi per i modelli destinati sia all’utenza consumer che business.