DeepMind Technologies, società britannica fondata nel 2011 e specializzata nell’ambito dell’intelligenza artificiale, è stata acquisita da Google nei mesi scorsi con un investimento economico quantificato in circa 600 milioni di dollari. È dunque entrata ufficialmente a far parte del gruppo di Mountain View, dove sarà impegnata a sperimentare e realizzare tecnologie legate all’IA.
Un settore in rapida e continua evoluzione, che in futuro porterà ad innovazioni inimmaginabili solo fino al decennio scorsi, che però per qualcuno rappresenta un rischio, oltre che un’opportunità. Ne ha parlato di recente Elon Musk, numero uno di Tesla e SpaceX, dichiarando che il progresso tecnologico arriverà a rappresentare un pericolo concreto per l’uomo entro cinque anni. DeepMind forse non condivide lo stesso punto di vista (da molti definito eccessivamente allarmista), ma il suo fondatore Demis Hassabis è comunque consapevole del fatto che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale debba essere in qualche modo controllato e orientato nella giusta direzione. Per questo motivo ha deciso di creare un comitato etico interno a Google che si occuperà proprio della questione.
È qualcosa di cui noi e le altre persone all’interno di Google dobbiamo essere consapevoli. Stiamo ancora giocando con l’Atari, siamo solo ai primi gradini della scala.
Una metafora per spiegare che quelle viste fino ad oggi rappresentano soltanto le prime applicazioni concrete delle tecnologie legate all’IA e che per il futuro è necessario procedere con cautela. Nelle parole di Hassabis non c’è apprensione, al contrario invece di quanto si può affermare per le dichiarazioni di Musk, ma DeepMind sembra aver preso seriamente in considerazione il tema. Questo deve far riflettere: se una realtà come Google, da sempre pronta a premere con decisione sul pedale dell’innovazione, manifesta la necessità di valutare le implicazioni etiche di un progresso tecnologico, forse i dubbi e i timori espressi dal numero uno di Tesla non sono poi così infondati.