Dopo la vittoria davanti alle corti, Apple conquista un nuovo e soddisfacente risultato. I giudici hanno infatti deciso di rigettare la richiesta dei grandi gruppi editoriali statunitensi, i quali qualche giorno fa avevano richiesto di rendere pubblica la deposizione di Steve Jobs. La giustizia a stelle e strisce ha confermato le preoccupazioni del gruppo californiano: la testimonianza in video rimarrà privata.
Così come ormai noto, il processo per le supposte pratiche anticoncorrenziali di Apple nei confronti dei rivali di iPod e iTunes, ha visto il ricorso anche a vecchie testimonianze di Steve Jobs. Risalenti al 2011, i filmati mostrerebbero l’iCEO a pochi mesi dalla morte, provato dalla malattia. La scorsa settimana i legali dei grandi gruppi editoriali statunitensi hanno depositato una richiesta formale di rilascio pubblico dei video, poiché “di interesse pubblico”. Un fatto a cui Apple si è opposta strenuamente, soprattutto per rispetto sia del compianto co-fondatore che della famiglia, contro un interesse morboso dei media.
La corte distrettuale presieduta da Yvonne Gonzales Rogers, dopo aver analizzato a fondo sia la richiesta delle testate che le motivazioni di Cupertino, ha deciso di negare la possibilità le registrazioni diventino pubbliche. Stando a quanto diramato, si tratterebbe di materiale collegato alla comprensione della causa, peraltro vinta da Apple, ma di alcun interesse sociale poiché non costituisce una vera e propria testimonianza. Inoltre, la divulgazione potrebbe generare un pericoloso precedente nella giustizia a stelle e strisce o, nelle peggiore delle ipotesi, fungere da deterrente alle deposizioni filmate per paura di apparire sui media.
Come già ricordato, in questi giorni è giunto il verdetto sulla class action che ha visto coinvolta Apple nelle ultime settimane, relativa ai possibili abusi sulla concorrenza del gruppo tra il 2006 e il 2009. Secondo l’accusa, Apple avrebbe cercato deliberatamente di tenere i rivali lontano da iTunes Store e iPod approfittando dei servizi di DRM. I giudici, tuttavia, hanno considerato il comportamento della Mela, incentrato sul rilascio di iTunes 7.0, perfettamente legittimo.