Si espande la class action statunitense sui MacBook Pro 2011, ovvero quei modelli teoricamente affetti da difetti alla GPU. Gli studi legali hanno deciso di integrare la causa con nuove evidenze, quindi di allargare la raccolta di utenti in un numero sempre più consistente di stati a stelle e strisce. Il caso non va confuso con una battaglia legale simile sulle schede logiche, rifiutata dalle corti statunitensi la scorsa settimana.
I fatti sono ormai noti, così come anche testimoniato dagli aggiornamenti precedenti sulla vicenda. Da diverso tempo, un numero consistente di utenti lamenta malfunzionamenti per i MacBook Pro prodotti nel 2011, tra cui immagini sfuocate, linee orizzontali e verticali a video o, nei casi più gravi, l’impossibilità di accendere il laptop, con schermate grigie e blu di stop. Secondo l’accusa, le problematiche sarebbero connesse a difetti di progettazione delle GPU AMD dedicate: stando ai primi dati forniti, si sostiene che il surriscaldamento della macchina possa aver guastato in modo irreparabile i chip grafici.
Apple non ha al momento riconosciuto ufficialmente il difetto, nonostante le numerose segnalazioni sul forum ufficiale, così nel 2014 gli utenti hanno deciso di riunirsi in una class action. Oggi la battaglia legale viene estesa a California, Colorado, Florida, Illinois, Indiana, Portorico e Vermont, mentre gli studi legali sono pronti a presentare nuovi documenti per testimoniare l’eventuale responsabilità della società di Cupertino. Stando a quanto riportato da AppleInsider, lo studio legale Whitfield, Bryson & Mason LLP avrebbe dichiarato in una nota:
In particolare, sosteniamo che Apple abbia rilasciato, tra l’inizio e la fine del 2011, un aggiornamento software che ha drammaticamente ridotto le performance grafiche della GPU, per evitare si potessero raggiungere delle temperature che avrebbero potuto causare l’autodistruzione della GPU stessa.
Secondo quanto pubblicato, i partecipanti alla class action avrebbero volontariamente consegnato i loro MacBook Pro a degli esperti di hardware indipendenti, i quali avrebbero indagato le cause del malfunzionamento, rilasciando una conferma tecnica del guasto.
La class action, inaugurata lo scorso ottobre inizialmente in California e Florida, mira a far luce su un caso ormai ampiamente discusso sia sui media che sui social network. Nelle prossime settimane le parti in gioco potranno presentare le eventuali richieste d’archiviazione: qualora la class action venisse confermata, la prima apparizione davanti alle corti potrebbe avvenire nel mese d’aprile. Apple non ha al momento commentato ufficialmente la vicenda.