Nel marzo 2012 Google ha fornito al Dipartimento di Giustizia statunitense, su richiesta formale inoltrata da un giudice federale, email e altre informazioni personali (indirizzi IP, orari dei login ecc.) riguardanti tre membri dello staff di WikiLeaks, più precisamente la giornalista Sarah Harrison, il portavoce Kristinn Hrafnsson e l’editor Joseph Farrell. Al gruppo di Mountain View è stato imposto inoltre di non rendere nota la richiesta ai diretti interessati, fino al mese scorso.
Non appena possibile, il 24 dicembre 2014, bigG ha notificato quanto accaduto alla squadra guidata da Julian Assange. Oggi WikiLeaks pubblica una lettera aperta e indirizzata dal chairman Eric Schmidt, in cui sono richieste spiegazioni dettagliate sul perché l’azienda abbia atteso quasi tre anni prima di condividere l’informazione con gli utenti interessati dal provvedimento. Inoltre, nel documento viene chiesto a Google se è stato fatto tutto il possibile per evitare violazioni della privacy. Ecco quanto si legge nel documento, redatto dal team legale di WikiLeaks.
- Su quali basi Google ha deciso di non notificare immediatamente ai nostri clienti il mandato di perquisizione relativo alle loro informazioni?
- Su quali basi Google ha deciso di non notificare immediatamente ai nostri clienti di aver fornito all’ente governativo le informazioni richieste nel mandato?
- Google ha avviato un’iniziativa legale nei confronti del mandato prima di rispondere alle richieste?
- Google ha avviato un’iniziativa legale al fine di mettere al corrente del mandato i nostri clienti durante un periodo di oltre due anni e mezzo?
- Quando Google è stata messa al corrente dall’Eastern District of Virginia di poter comunicare le informazioni relative al mandato ai nostri clienti?
- Ci sono altre richieste di informazioni da parte del governo riguardanti i nostri clienti, anche non legate a mandati di perquisizione o citazioni?
- Per quali altri utenti Google legati a WikiLeaks è stato ricevuto un mandato in relazione all’attività svolta?
Domande precise, per le quali lo staff del portale attende una risposta ufficiale da parte di Google. La richiesta del Dipartimento di Giustizia, va ricordato, è relativa alle indagini legate a possibili reati di cospirazione e spionaggio successive alla condivisione di migliaia di documenti riservati, che WikiLeaks ha reso pubblici senza autorizzazione nella seconda parte del 2010. Un procedimento che potrebbe portare ad una condanna massima pari a 45 anni di carcere.
Di seguito la replica di Google affidata alla redazione del Guardian, in cui il motore di ricerca afferma di aver agito nel pieno rispetto delle normative vigenti e facendo il possibile per tutelare i propri utenti.
Non parliamo dei singoli casi. Ovviamente, rispettiamo la legge come qualsiasi altra azienda. Quando riceviamo una citazione o l’ordine di un tribunale, controlliamo se è conforme sia alla forma che al contenuto della normativa a cui fa riferimento. Quando non è così possiamo muovere un’obiezione o chiedere che la richiesta venga ridotta. Abbiamo uno storico di casi in cui difendiamo gli interessi dei nostri utenti.