Il roaming zero all’interno dell’Unione Europea probabilmente slitterà al 2018. Lo stop ai costi di roaming internazionale all’interno del vecchio continente era previsto inizialmente per il 2016, come parte del pacchetto Kroes sul Mercato unico delle tlc ed a più riprese sembrava oramai un dato certo. Ma a causa di alcune opposizioni delle Telco e di alcuni Stati membri, il così detto “roam like home” è stato rimesso in discussione.
Tuttavia, grazie alla mediazione della Presidenza Lettone dell’UE sembra che sia stato trovato un punto in comune che possa consentire di attuare il pacchetto Kroes anche se con un sensibile ritardo.
Come sottolinea il Corriere della Sera che, tra gli altri, fa una sintesi di tutte le più recenti tappe dell’evoluzione del roaming zero, i problemi sono iniziati con il semestre italiano di Presidenza UE quando il Governo Italiano aveva chiesto di posticipare l’entrata in vigore del roaming zero per venire incontro alle richieste delle Telco, garantendo ai gestori più tempo per potersi adattare alla nuova situazione. Le Telco, infatti, da sempre osteggiano l’abolizione dei costi di roaming internazionale affermando che tale scelta causerebbe una forte contrazione delle loro entrate andando così a penalizzare contestualmente i loro investimenti futuri.
Oltre al rinvio, il Governo Italiano proponeva anche alcuni precisi paletti. Le tariffe estere senza maggiorazione sarebbero potute rimanere tali ma solo sino ad una certa soglia di traffico generato. Superato tale limite, sarebbero subentrati dei costi extra applicati agli utenti. Proposte che ai consumatori non erano piaciute.
Ora, la Presidenza Lettone sembra aver trovato la quadratura del cerchio con una posizione che sembra trovare assensi sia tra i consumatori che tra le Telco. Innanzitutto, l’attuazione del roaming zero slitterebbe al 2018 (data comunque più pessimistica). Per quanto riguarda le tariffe, prima sarebbero modificati i costi che gli operatori subiscono per offrire il roaming e solo dopo i prezzi al dettaglio. Si darebbe dunque tempo all’UE di legiferare per modificare ed abbassare i costi di wholesale per gli operatori in maniera tale che possano comprare traffico a minor prezzo. Solo poi arriverebbe i tagli per gli utenti.