Il discorso del neo eletto Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato lungamente applaudito, soprattutto nei richiami all’unità, alla lotta alla criminalità, e nella felice metafora dell’arbitro che ha bisogno che i giocatori, però, l’aiutino giocando correttamente. Nel testo, già dissezionato e cloudizzato da tutti, ci sono alcuni passaggi sulla Rete che vanno evidenziati. Non tutti positivi.
Il #discorsodelpresidente è trend topic da stamani sui social, com’era prevedibile: in fondo, è stato anche il primo inquilino del Quirinale accolto direttamente da un tweet del solito Matteo Renzi. Il discorso è piaciuto, in molti tratti, e le parti dedicate al rapporto tra lo Stato e la Rete sono in proporzione molto piccole, tuttavia Mattarella e i suoi collaboratori hanno mostrato da subito una certa consapevolezza del ruolo del web nella vita quotidiana e il delicato compito del legislatore di mettervi mano.
Buon lavoro, Presidente Mattarella! Viva l'Italia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 31, 2015
Talenti, digital divide, sicurezza e web
Il primo accenno al mondo dell’innovazione è certamente quando Mattarella cita indirettamente anche gli startupper, come ha fatto Napolitano nel discorso di fine anno. L’Italia ha una legge speciale sulle giovani imprese, ma sente di poter fare ancora molto per liberare queste energie.
Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente. Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito.
Interessante anche la citazione, sempre implicita, della Rete come strumento di partecipazione (un occhiolino al M5S?). Parlando della crisi di rappresentanza, Mattarella dichiara:
La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti.
Il Presidente poi ha parlato di digital divide. Un discorso che sta molto a cuore alla community italiana, e che Mattarella aveva già affrontato anche in veste di vice presidente del Consiglio una quindicina di anni fa.
Un’altra parte del discorso vira invece verso il tema sicurezza, e qui sorge qualche dubbio sulla modernità della visione del Presidente, che sembra in sostanza essere concorde con la teoria (in realtà sempre più smentita dalle analisi delle intelligence e degli osservatori neutrali) che la sicurezza dei cittadini passi da una stretta sul web.
I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale. (…)
La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura.
Insomma, Sergio Mattarella non sembra essere in linea di principio contrario all’ipotizzato decreto legge Gentiloni-Alfano del prossimo CdM (forse il 20 febbraio), anche se la sua sensibilità sull’argomento è caratterizzata anche dal suo ruolo di garante per tutti i cittadini.
Solo il tempo dirà quale sarà l’intervento del Presidente nell’intricato rapporto tra sicurezza e privacy che aspetta i cittadini europei nei prossimi mesi e forse anni. Non è da sottovalutare l’amicizia personale con Antonello Soro, attuale Garante della Privacy.