Stefano Quintarelli non era mai intervenuto in aula prima di ieri sera, e mentre a Sanremo si ripeteva il festival canoro come ogni anno, a Montecitorio accadeva qualcosa che non s’era mai visto: un emendamento virtualmente bocciato dal governo veniva approvato all’unanimità. Il testo proposto dal deputato di Scelta civica, uno dei padri dell’Internet italiano, interviene in un comma dell’articolo 117 della Costituzione prevedendo nella carta più importante la competenza centrale dello Stato nel coordinamento informatico. Dei dati e anche delle infrastrutture.
L’eco della vittoria di Quintarelli si è subito propagata sui social e certamente dimostra anche la bontà dell’idea dell’Intergruppo Parlamentare per l’innovazione. Lì è nato il dibattito, lì si sono create le amicizie, il consenso trasversale che ha permesso a Quintarelli di trovare in aula quel che non aveva trovato, fino a quel momento, nella maggioranza di cui pure fa parte.
Così spiega il colpo di scena sul suo blog:
Se non avessi ritirato l’emendamento in aula, dando l’opportunità ad altri di intervenire, lo avremmo votato subito e sarebbe stato bocciato, dato che è entrato in aula con parere contrario del governo, della commissione e del relatore di minoranza. Di tutti. Alla fine è stato approvato all’unanimità, unico voto unanime in questa riforma della Costituzione.
soddisfazioni… #maisuccesso @antoniopalmieri @coppolapaolo @meb @LottiLuca @emanuelefiano pic.twitter.com/p18ezscHYu
— Stefano Quintarelli (@quinta) February 11, 2015
La solidarietà di Palmieri, il cambio di rotta della Boschi
Il resoconto stenografico del dibattito (nel video qui sotto, i punti salienti) rende il clima di tensione e spiega i passaggi fondamentali di questa approvazione che sembrava impossibile. Dopo l’annunciato ritiro, ha preso la parola Antonio Palmieri, anche lui dell’intergruppo, che ha difeso le ragioni del collega e invitato il governo a cambiare idea:
È veramente utile perché ci consente di superare quella drammatica frammentazione che impedisce che, nel nostro Paese, finalmente, la tanto auspicata da tutti noi digitalizzazione possa effettivamente avere atto e prendere piede. Mi rivolgo in questo momento al Governo, perché accolga questo emendamento. (…) Mettetevi una mano sulla coscienza digitale se ce l’avete perché se realmente volete far fare al nostro Paese quel salto in avanti questa è una gigantesca occasione. Lo avete già fatto accogliendo l’emendamento del collega Coppola sull’inserimento in Costituzione della trasparenza negli atti della pubblica amministrazione, fate anche questo secondo passo. È un passo piccolo, ma veramente importante e decisivo.
Dopo molti altri interventi, della Lega, dei cinquestelle, di Sel, è stato chiaro che in aula si stava creando una situazione paradossale e che Pd e governo dovevano considerare con più attenzione l’opportunità di votare all’unanimità un pezzo del disegno di riforma. Così la ministra Maria Elena Boschi ha preso infine la parola ribaltando il parere del governo e del relatore della commissione:
Nell’esprimere il parere favorevole del Governo sull’emendamento, vorrei ringraziare sinceramente l’onorevole Quintarelli non soltanto per l’impegno che ha profuso in tutte le fasi precedenti alla discussione in Aula, per potere sostenere e in qualche modo spiegare il proprio emendamento, unitamente ad altri colleghi dell’intergruppo che si occupa di innovazione e, specificatamente, anche dell’onorevole Coppola, che più volte ha sostenuto questo emendamento e altri emendamenti similari, nonché i vari componenti dell’intergruppo di innovazione e, quindi, anche dei gruppi di opposizione che hanno lavorato su questi temi.
Quintarelli: coordinamento anche su processi e piattaforme
Perché è così importante stabilire nell’articolo 117 la gestione coordinata dei dati della pubblica amministrazione? Cosa cambia in sostanza se al comma 1, capoverso Art. 117, secondo comma, lettera r) dopo le parole “dei dati” si aggiunge anche “dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche”? Secondo Quintarelli, prima era come decidere sulle dimensioni del pallone senza però le altre regole del gioco.
«I dati non sono tutto», spiega al telefono in una pausa dei lavori, «ci sono anche i processi e le piattaforme». In Costituzione, dunque, ora c’è scritto nero su bianco che lo stato centrale può coordinare regioni ed enti locali nelle scelte delle piattaforme, in un più generale ambito di coordinamento informatico che finalmente entra nell’era del web.
Il paese è più moderno informaticamente nelle sue intenzioni e competenze territoriali di base, dato che questo passo consente di dire addio in futuro al conflitto tra potere centrale ed enti regionali sugli infiniti casi di iperproduzione di piattaforme che rendono impossibile l’interoperabilità. Il prossimo passo (se ne parlerà in aprile) è Italia Login.