Una rete composta da migliaia di stampanti 3D (10.000 per l’esattezza, raddoppiate in meno di un anno), a disposizione di chiunque voglia dar vita ad un oggetto. È 3D Hubs, piattaforma online dall’autunno 2013 il cui raggio d’azione copre oggi l’intero pianeta. La sua funzione è presto spiegata: mette in contatto chi è in possesso di una stampante 3D con chi desidera utilizzarla, semplificando la comunicazione tra le parti e la trasmissione dei file.
Simona Ferrari, country manager per il territorio italiano, ci spiega cos’è 3D Hubs, come è possibile diventare uno stampatore, qual è la spesa media affrontata da chi sceglie il servizio e quali prospettive spalanca l’impiego di questa nuova tecnologia in ambito professionale. Senza dimenticare i benefici derivanti dall’adozione di un approccio simile nella realizzazione di oggetti e prototipi, secondo il concetto di manifattura condivisa e distribuita. Sette domande per conoscere a fondo una delle realtà più vivaci e interessanti legate all’universo in rapida evoluzione della stampa in tre dimensioni.
Cos’è 3D Hubs e come funziona?
3D Hubs è la più grande piattaforma al mondo per stampare in 3D. Al momento abbiamo 10.000 stampanti collegate, che creano la prima catena di distribuzione delocalizzata. Vorresti stampare qualcosa in 3D, ma non hai la stampante? Ci pensiamo noi, mostrandoti la stampante più vicina a casa. Hai una stampante 3D, ma prende per la maggior parte del tempo polvere? Iscrivila su 3D Hubs e potrai iniziare ad ammortare i costi di investimento.
Chiunque in possesso di una stampante 3D può diventare uno hub?
Da bravi olandesi siamo tolleranti a tutto! Su 3D Hubs puoi trovare dalla RepRap autocostruita alle stampanti professionali da centinaia di migliaia di euro. L’unico requisito è stampare un file di prova, Marvin la nostra mascotte. In questo modo possiamo verificare che l’hub al momento dell’iscrizione abbia detto la verità.
Ci puoi spiegare, in breve, il concetto di “manifattura condivisa e distribuita”?
La situazione attuale della produzione e distribuzione è abbastanza conosciuta a tutti. Si produce qualcosa in Cina o nel sud-est asiatico, sottopagando la manodopera. Dopodiché si spedisce l’oggetto dall’altra parte del mondo, con costi di spedizione e logistica completamente inefficienti, che causano un incredibile aumento di inquinamento. 3D Hubs si prefigge l’obiettivo di diventare innanzitutto una piattaforma efficiente. Esistono tante stampanti 3D al mondo, che possono creare qualcosa localmente, come una piccola fabbrica. Mettendole in una rete si crea un network distribuito di produzione. Posso disegnare un file a Milano e vedermelo stampare a New York e Tokyo, con la stessa qualità e senza alcuna spesa di spedizione.
Chi stampa solitamente e con quale finalità? Qual è la spesa media?
È ancora difficile tracciare chi siano gli utenti più comuni su 3D Hubs. Al momento siamo solo certi di essere molto popolari tra i designer (che utilizzano la piattaforma per la creazione di prototipi o per la loro distribuzione) e tra “smanettoni”, persone che si cimentano con Tinkercad o scaricando oggetti online da Thingiverse. Crediamo che in futuro, quando la modellazione 3D diventerà ancora più semplice, 3D Hubs diventerà alla portata di tutti. I designer solitamente spendono intorno ai 40-50 euro, architetti 60, mentre gli “smanettoni” intorno ai 20-30.
Quali prospettive apre la stampa 3D per il futuro, soprattutto in ambito professionale?
La stampa 3D apre nuove prospettive soprattutto per quanto riguarda la produzione e la distribuzione. Con reti come 3D Hubs posso permettermi di creare prototipi a costi irrisori rispetto al passato, di riparare oggetti rotti (sperando che sempre più aziende rilascino file open source dei componenti) e di personalizzare ogni cosa. Pertanto ruoli professionali come modellatori tridimensionali o esperti di stampa 3D saranno sempre più richiesti.
Gli italiani e le stampanti 3D: un binomio che funziona o siamo ancora “indietro”?
Lavoro per 3D Hubs dall’apertura del mercato verso l’Italia. In Italia siamo davvero popolari per quanto riguarda il numero di stampatori, con oltre 700 hub sparse per la penisola. Milano continua ad essere una tra le nostre top community, subito dopo New York. Per tutti gli italiani una stampante 3D dista meno di 10 Km da casa. Possiamo davvero avviare una produzione locale! Purtroppo però la differenza che notiamo rispetto agli altri paesi è il numero degli ordini, ancora troppo basso per il numero di stampanti che possiamo offrire.
Alla luce di iniziative come quella messa in campo in partnership con i ragazzi di 3D Racers, quali sono i progetti in cantiere per 3D Hubs?
In passato abbiamo avuto una partnership con Fairphone (un’azienda olandese-tedesca che produce smartphone solidali) per la produzione di custodie dedicate al telefono. Alcune nostre hub (solo quelle che avevano determinate caratteristiche e avevano aderito al programma) sono diventate rivenditori ufficiali, stampando a “Km 0” per il cliente finale. Abbiamo in serbo molte altre partnership in futuro di questo genere, come quella di 3D Racers (appena finanziati) di poco tempo fa!