Lui fa una vita d’inferno, ma ai suoi amici porta bene. Edward Snowden, l’ex spia che ha scoperchiato il vaso di pandora della sorveglianza dell’intelligence americana diventando il whistleblower più famoso del mondo, ha prima fornito la documentazione che ha fatto guadagnare un Pulitzer al Guardian e al giornalista Glenn Greenwald e ieri ha premiato a Los Angeles con addirittura un Oscar il documentario di Laura Poitras, anche lei una delle primissime persone coinvolte nel futuro Datagate.
Quando stanotte Jennifer Aniston e David Oyelowo hanno annunciato la vittoria di Citizenfour come miglior documentario dev’essere sceso un brivido lungo la schiena di Barack Obama, già sconfitto ai bookmaking sul miglior film (per il presidente doveva essere Boyhood, invece ha fatto incetta Birdman) in una serata pessima. Questo riconoscimento ulteriore dal gotha culturale americano – giornalismo e cinema – dà ulteriore man forte a chi preme perché Washington riconosca a Snowden il coraggio di aver denunciato degli abusi invece che continuare a considerarlo un traditore del suo paese.
Laura Poitras' #Citizenfour wins Oscar for Best Documentary https://t.co/ULitXujpMt
— Free Snowden (@couragesnowden) February 23, 2015
Il film
Citizenfour racconta le ore convulse nell’albergo di Hong Kong quando Edward Snowden stava in pratica decidendo cosa fare e considerando quello che avrebbe comportato per sé e i suoi cari. Il nome in codice è quello adoperato come pseudonimo da Snowden quando ha contattato anonimamente Poitras – nota per il suo rapporto con Wikileaks – per raccontare la sua storia. In quel momento Snowden aveva intenzione di lasciare la Cina, temeva per sé e per la sua fidanzata, e pendeva sulla sua testa una richiesta di estradizione.
Have you seen the most celebrated doc of the year yet? http://t.co/9cDhPT8FdK http://t.co/T49ptVT0sG
— CITIZENFOUR (@citizenfour) February 13, 2015
Il documentario si distingue per la delicatezza delle riprese e la sensibilità, di fatto è di qualità molto alta per l’ottimo montaggio (l’editing è stato fatto a Berlino e non negli Usa), perché per il resto la regista ha semplicemente cercato di mantenere la naturalezza di tutti quelli presenti nella stanza, in tutto cinque persone: la regista, i due giornalisti del Guardian, Greenwald ed Ewen MacAskill, Snowden e la sua fidanzata. Una presa dal vero che lascia ancora più stupefatti e sconcertati.
Le parole di Snowden. Il film nelle sale?
Edward Snowden ha commentato la vittoria dell’Oscar augurandosi che questo aumenti la platea della pellicola. Questo è un dato importante perché, ad oggi, pochi hanno potuto vedere il film fuori dai festival. Non è stato ancora distribuito in molti paesi, né tradotto. In Italia finora l’hanno visto soltanto coloro che conoscono le reti p2p. In Europa è programmato nelle prossime settimane in Austria, Gran Bretagna, Danimarca, Germania, Irlanda, Portogallo, Francia.
Quando Laura Poitras mi ha chiesto se poteva filmare i nostri incontri, ero molto riluttante. Sono contento di essere stato convinto. Il risultato è un film coraggioso e brillante che merita l’onore e il riconoscimento che ha ricevuto. La mia speranza è che questo premio incoraggi più persone a vedere il film e trarre ispirazione dal suo messaggio: che i cittadini comuni, lavorando insieme, possono cambiare il mondo.
Molto meno accomodante la regista, che nel suo acceptance speech ha avuto parole dure contro la sorveglianza globale che mette a rischio non solo la privacy ma le democrazie stesse:
Quando le decisioni che ci governano sono prese in segreto perdiamo il potere di controllare e governare noi stessi. Ringrazio Snowden per il suo coraggio e condivido questo premio con Glenn Greenwald e i tanti altri giornalisti che prendono rischi per raccontare la verità.
Poter vedere questo documentario, anche in lingua e sottotitolato, sarebbe davvero prezioso per la consapevolezza di tutti.