David Filo e Jerry Yang fondavano Yahoo il 2 marzo del 1995. Da quel primo motore di ricerca sono passati venti anni. Un tempo così lungo che di mezzo ci sono stati trionfi e scalate, passaggi di manager, tonfi, riprese, errori e intuizioni. Persino moltissime tecnologie che oggi sembrano banali sono molto più giovani di questo sito.
«Quando ci venne l’idea, non pensavamo di farne un business, ma ci sembrava semplicemente qualcosa di utile per tutti», così racconta David Filo sul blog di Yahoo per ricordare questi venti anni. Mentre negli Usa si propagano analisi e interviste (notevole quella su Medium) e rimbalzano in tutto il mondo, per celebrare la tech company che porta in dote Tumblr e Flickr e ha resistito otto anni fa all’offerta di 50 miliardi di dollari da parte di Microsoft si stanno organizzando feste e cerimonie. In Italia è prevista per il 12 marzo a Milano.
Great photos of @Yahoo ringing the @Nasdaq Opening Bell to celebrate its 20th Birthday! $YHOO @katiecouric #YodelOn pic.twitter.com/s6gSuzv7B8
— Nasdaq (@NASDAQ) March 2, 2015
Lo storytelling di Yahoo
I vent’anni di Yahoo parlano in sostanza del passaggio da motore di ricerca – ambito lasciato di fatto soprattutto a Google e Bing – a portale che consente agli utenti innumerevoli combinazioni di spazi e servizi. Dal web e sempre più dall’ambiente mobile. Ironicamente, Yahoo celebra i suoi vent’anni anche con altrettanti termini, da blog e Bitcoin a tweet e wi-fi, che nel 1995 non erano ancora stati coniati. Senza dubbio però la società californiana ha dato il suo bel contributo allo sviluppo del world wide web in questi anni. Tanto che per la prima volta nella sua storia la campanella della Borsa di Wall Street è risuonata con uno yodel, l’urlo di yahoo!, in onore del compleanno della società quotata al Nasdaq.
20 parole che non esistevano quando è nata #Yahoo… 20 anni fa! http://t.co/JO4KNZANyK #YodelOn
— Yahoo Italia (@yahoo_italia) March 2, 2015
Uno storytelling, insomma, che parte dalla archeologica directory di siti web (chiusa proprio il 31 dicembre del 2014) e arriva alla figura di Marissa Mayer, CEO di Yahoo, molto glamour e rispettata, che sta lavorando per il consolidamento della società e il suo rilancio. Una società che è in pratica l’unica ad aver conosciuto la bolla speculativa del dotcom ed esservi sopravvissuta dopo aver visto le sue azioni passare da 118 dollari a 8. Una vicenda che andrebbe raccontata in un romanzo, non certo in un articolo, dove ogni capitolo sarebbe una acquisizione o un passo: le prime notizie aggregate (2000), il primo servizio di photo-sharing (2005), il primo amministratore delegato donna e under 40 della silicon valley che conta (2012: Marissa Mayer, che aveva 37 anni).
E infine le scelte odierne, molto spregiudicate, tutte orientate a fare di Yahoo, da società iconica, ad azienda «mobile e media-centrica», capace di acquisire grazie ad accorti investimenti (e la lungimirante visione di Yang che ha creduto in Alibaba), in decine di startup e assumere nuovi manager.
Per Yahoo, avere vent’anni è essere ancora giovani.