Ford è alle prese, proprio come le altre case automobilistiche che hanno fatto la storia dell’automotive, con le pulsioni portate avanti dall’innovazione tecnologica. Il gruppo, a differenza di altri competitor, sembra però aver abbracciato da tempo il cambiamento come propria filosofia, cavalcandone l’onda invece di lamentarne i disagi. Del resto sono molti i nomi che si affacciano al mondo automotive proponendo soluzioni nuove (dal car sharing al car pooling, passando per auto a guida autonoma ed altro ancora): Ford, ispirando la propria strategia alla Smart Mobility del futuro, ha però già intrapreso una nuova strada, che ha così spiegato al New York International Auto Show tramite il CEO Mark Fields:
Per Ford pensare come una startup è un atteggiamento endemico: noi stiamo incoraggiando tutti nella nostra azienda a fare altrettanto. Vogliamo sfidare la tradizione, senza dare nulla per scontato, e prenderci i nostri rischi per migliorare l’esperienza del cliente.
Pensare come una startup: è questa la chiave per affrontare proattivamente il cambiamento. Rischiare, facendo leva sulla propria posizione ed i propri capitali, invece di difendere passivamente i propri asset al cospetto del cambiamento. Ford ha infatti investito una «discreta porzione di capitale» in un modello sperimentale diverso da qualsiasi cosa l’azienda abbia mai fatto nei suoi oltre 100 anni di storia. Al Consumer Electronics Show di Las Vegas, quest’anno, l’Ovale Blu ha introdotto una serie di sperimentazioni che esplorano l’idea di mobilità da diversi punti di vista alla stregua di quanto mostrato in anteprima in occasione del recente Mobile World Congress di Barcellona. Spiega Erica Klampfl, global future mobility manager di Ford:
Ogni esperimento è diverso e per fortuna Mark (Fields, ndr) ci sta dando la possibilità di provare soluzioni senza fare pressioni sulla riuscita dei tentativi. Ora conosciamo meglio le tecnologie, gli aspetti del business, i prodotti che vogliamo offrire e con chi collaborare per realizzarli.
In questo momento le pressioni dell’industria tech sui produttori di auto “tradizionali” vengono principalmente da due direzioni: da nuovi gruppi che vogliono produrre auto elettriche autonome e commercialmente valide, e da Uber e Lyft che spingono per sostituire la proprietà dell’auto con la condivisione, tra ride-hailing e ride-sharing.
Fields ha spiegato anche come Ford stia lavorando al servizio a chiamata Dynamic Shuttle, in fase di sperimentazione e basato su una app che permette a una flotta di veicoli di far salire e scendere i passeggeri lungo un itinerario, determinato in modo dinamico proprio dalla domanda degli utenti. Esperimenti importanti, insomma, per andare ad aggredire le nuove forme di automotive che il mercato propone con sempre maggior pressione. Cambiare le regole del gioco, infatti, significherebbe cambiare gli equilibri di mercato su cui si reggono le quote dei brand principali: Ford sa come muoversi per rilanciare e le sperimentazioni in atto sono la prima fase di questo percorso evolutivo intrapreso.
Per la casa automobilistica, i benefici di un programma come questo sono molteplici, dal legare la produzione tradizionale di auto a nuove modalità di trasporto come il car sharing, fino al rafforzare il rapporto dell’azienda con urbanisti e legislatori del settore in un momento in cui si è alle prese con nuove tendenze e idee. Il tutto pensando come una startup: innovare è il primo obiettivo, poiché è l’incipit da cui trascenderà tutto il resto.