In centinaia di cubicoli tutti uguali, distesi lungo corridoi tutti uguali di agenzie dai nomi diversi ma che fanno lo stesso mestiere (spionaggio e controspionaggio) ogni giorno vengono visti e analizzati i video jihadisti presenti in rete. La propaganda, le decapitazioni, persino il sottogenere poco noto del porno-jihad, nulla sfugge agli occhi dei dipendenti della Nsa, della Cia e delle altre agenzie di intelligence coinvolte nella lotta al terrorismo. Attività però che non è senza conseguenze: sembra infatti che il dipartimento americano debba stanziare sempre più denaro per il supporto psicologico dei suoi dipendenti.
Il materiale pro jihad direttamente prodotto dal califfato oppure nel resto del mondo è costantemente analizzato dall’intelligence americana (e di qualche altro paese sicuramente). Una delle ragioni per cui è ancora controversa la questione se sia il caso di attaccare i siti, spegnere gli account oppure tracciarli, risiede proprio nel tesoro di informazioni che possono nascondere questi video: un dettaglio può far scoprire un luogo di prigionia degli estremisti, rivelare un accento che porta a un profilo personale, connettere geograficamente eventi e azioni fino a comporre un quadro predittivo. Un articolo interessante del Daily Beast ha però rivelato che il famigerato TAO (tailored Access Operations) che ha infettato decine di migliaia di sistemi operativi nel mondo passa molto del suo tempo a guardare snuff movie e altri materiali disgustosi, in salette cinema appositamente attrezzate.
When it's your job to watch beheading videos, it's nice to have a therapist in the office. http://t.co/RQsIovg1HL
— Shane Harris (@shaneharris) April 4, 2015
Messaggi dove non ti aspetti
La crittanalisi dei video pornografici è risaputa nel mondo dello spionaggio. Il collegamento con la Jihad c’è almeno dal 2011, quando in Germania la polizia tedesca ha arrestato un sospetto membro di al-Qaeda che portava con sé soltanto una pen drive con un video porno, analizzato il quale si scoprì celava 141 file di testo riguardo a tre operazioni dell’organizzazione terroristica (materiale porno, del resto, sarebbe stato trovato anche nell’ultimo rifugio di Bin Laden). Erano nascosti come “rumore” nei pixel del video. La steganografia, vecchia quanto la cultura scritta, è la controparte della crittografia e ha un’efficacia pari al livello di chi la usa ma anche all’accordo tra mittente e destinatario nelle chiavi da usare.
Per quanto complicato e molte volte improduttivo possa essere controllare tutte quelle ore di video, gli analisti non vogliono farsi sfuggire nulla, quindi nel report svelato dal sito americano si scopre che ci sono molti dipendenti pagati per guardare e analizzare questo materiale video, dove si cercano informazioni celate o involontariente tradite nelle decapitazioni, snuff movies e pornografici vari, di cui raramente si può sorridere, mentre perlopiù sono di violenza e brutalità insopportabili, tanto che queste persone sono continuamente monitorate da un team di psicologi che commenta con loro gli effetti di questa visione prolungata e suggerisce tecniche di distacco e di adattamento. Stando attenti anche al problema contrario, una desensibilizzazione.
Statisticamente, rivela il sito citando Brendan Conlon, un ex-capo del gruppo d’elite della NSA alle Hawaii, non si superano i sei mesi prima del bisogno urgente di cambiare mansione.