Google ha dieci settimane di tempo per rispondere alla doppia accusa di violazione delle leggi sulla concorrenza ufficializzate oggi dalla commissaria Margrethe Vestager, chiedere eventualmente udienza e iniziare un procedimento che richiederà mesi se non anni. L’azienda californiana sembra però avere le idee già molto chiare su queste accuse, visto che ha già risposto con un post pubblico e con una lettera ai suoi dipendenti. I contenuti di queste risposte anticipano la posizione di Mountain View.
A poche ore dagli statement della commissione sulla posizione dominante e sulle pratiche col sistema Android che l’antitrust continentale considera dannose per la concorrenza, si è già scatenato un putiferio di commenti. Certamente nulla di imprevedibile, da parecchio tempo era noto il rischio per Google di vedersi formalizzare queste accuse, dopo che è stato clamorosamente riaperto il dossier Almunia e si è tornati nella stessa condizione degli anni 2010-2013, ma comunque si tratta di un passaggio storico. Che la web company mostra di aver compreso perfettamente.
Commission adopted Statement of Objection. Our preliminary view: Favourable treatment of Google Shopping is an abuse of dominant position.
— Margrethe Vestager (@vestager) April 15, 2015
La risposta sul blog
Google ha risposto dettagliatamente con un post sul blog a firma Amit Singhal, vice presidente di Google Search, che parte subito da uno degli argomenti tipici di Big G: il case history dei risultati sui voli aerei. In quegli anni (era il 2010), l’accusa rivolta a Google era che questo servizio avrebbe succhiato traffico ai siti degli operatori. Le cose com’è noto non sono andate così. Poi Google prosegue identificando un trend comune: prima le lamentele, poi lo sviluppo del mercato.
Mentre Google può certamente essere il motore di ricerca più usato, le persone possono trovare e accedere a informazioni in molti modi diversi. In realtà, le persone hanno più scelta che mai. Esistono numerosi altri motori di ricerca come Bing, Yahoo, Quora, DuckDuckGo e una nuova ondata di assistenti come Siri di Apple e Cortana di Microsoft.
In aggiunta, ci sono un sacco di servizi specializzati come Amazon, Idealo, Le Guide, Expedia o eBay. A volte sono i servizi di shopping più popolari.
Le persone utilizzano sempre di più i social come Facebook, Pinterest e Twitter per trovare raccomandazioni, come ad esempio dove mangiare, quali film da guardare o come decorare le loro case.
Quando si tratta di notizie, gli utenti spesso vanno direttamente ai loro siti preferiti. Ad esempio, Bild e il Guardian arrivano fino all’85% del loro traffico direttamente, e meno del 10% proviene da Google.
Lo stesso genere di argomentazioni vale anche per Android, a cui Google ha dedicato un post apposito nel quale la società ricorda il ruolo della piattaforma, che nasce aperta, nello sviluppare il mercato degli smarphone. Anche in questo caso, corredato di risorse e statistiche.
Siamo grati per il successo riscosso da Android e comprendiamo bene che con il successo arriva anche lo scrutinio. Ma non è solo Google ad aver beneficiato del successo di Android. Il modello Android ha portato i produttori a competere sulle loro innovazioni uniche. Gli sviluppatori oggi possono raggiungere vasti pubblici e costituire business solidi. I consumatori hanno una scelta senza precedenti, a prezzi sempre più bassi.
La lettera interna
Google è convinta di non aver affatto danneggiato economicamente la concorrenza degli acquisti online e detta così è complicato darle torto: i numeri dell’ecommerce e soprattutto la sua stessa natura sembrano smentire la teoria del Google mangia tutto (basti pensare a quanto sono molto più impattanti i metacomparatori, ad esempio), tuttavia le accuse vanno prese seriamente. Così è spuntata anche una lettera interna, destinata ai dipendenti, nella quale spiega cos’è accaduto e soprattutto anticipa i possibili scenari e la battaglia che Google farà per avere ragione della Commissione Europea. Nella lettera c’è una introduzione che chiarisce il fatto e rassicura subito i dipendenti:
Non si tratta di una decisione finale: è un documento in cui il personale della Commissione mette insieme le sue accuse in modo che l’azienda coinvolta abbia la possibilità di rispondere. Aspettatevi critiche dure, ma ricordate: si tratta anche di un’opportunità per Google per raccontare la sua versione della storia. Il processo di esame può richiedere diverso tempo (anche un paio di anni) e in alcuni casi ha portato la Commissione a modificare le sue accuse o a risolvere il contenzioso. Se le due parti non riescono a trovare un accordo, la Commissione ufficializza la violazione, che può poi essere appellata presso la Corte europea.
Nella lettera vengono ripresi, poi, gli argomenti dei due post a proposito della posizione dominante di mercato e di Android: la citazione dei servizi di shopping che sono cresciuti, il mondo delle applicazioni e dei social, l’aumento della concorrenza e l’insito investimento degli sviluppatori del progetto Android. La conclusione è affidata a un consiglio aziendale, una sorta di patto di non-disclosure:
Sappiamo che questi annunci della Commissione saranno una distrazione. Ma ci potete dare una mano in due modi: primo, non rilasciando commenti in giro su questioni legali sospese come questa; secondo, concentrandovi sul vostro lavoro per farlo al meglio, per costruire ottimi prodotti che servano al meglio i nostri utenti.