Gli operatori di telefonia mobile europei starebbero progettando di bloccare la pubblicità online. Secondo il Financial Time che ha diffuso questa importante indiscrezione, un operatore europeo, di cui il giornale non fa il nome, avrebbe installato un software all’interno della sua rete con lo scopo di bloccare la pubblicità e sarebbe pronto ad attivarlo entro la fine dell’anno.
Questo speciale software, sviluppato dalla startup israeliana Shine, consentirebbe di filtrare tutti gli annunci pubblicitari inoculati da Google e da altri vettori con il fine di alleggerire il carico all’interno della rete e far calare il traffico dati. Secondo Roi Carthy di Shine, anche almeno un operatore americano sarebbe coinvolto in questa operazione, ma Verizon, AT&T, Sprint e T-Mobile non hanno voluto controbattere a queste dichiarazioni. Roi Carthy ha anche fatto sapere che entro due mesi, un importante operatore con decine milioni di clienti darà l’annuncio della volontà di iniziare a voler bloccare gli annunci online. L’alleggerimento del traffico escludendo la pubblicità è in effetti un’arma di una certa astuzia, poiché fa leva sul favore degli utenti, colpisce alcuni grandi player e cela il tutto dietro un ragionamento di mera opportunità tecnica. Ma è chiaro a tutti come le reali motivazioni di una iniziativa similare andrebbero ben oltre le dichiarazioni di circostanza di queste ore.
Non è chiaro se il progetto sia legato solo ai network europei o anche a quelli americani, ma un dirigente di un operatore europeo avrebbe confidato al Financial Times che molti suoi colleghi starebbero studiando la possibilità di iniziare già da quest’anno a filtrare la pubblicità all’interno delle reti.
L’indiscrezione riportata dal Financial Times apre scenari davvero foschi che potrebbero, tuttavia, nascondere semplicemente il solito braccio di ferro che vede da una parte Google e le Internet Company e dall’altra gli operatori. Filtrare una parte del traffico internet, anche per ragioni tecniche, è un’aperta violazione alla neutralità della rete e ben difficilmente le autority europee ed americane lo potrebbero permettere. Inoltre un filtro di questo tipo andrebbe anche a togliere fondamentali fonti di introito ai siti che ospitano questi tipi di network, causando gravi scompensi all’interno di un mercato già di per sé estremamente fragile (soprattutto nella dimensione mobile).
Con ogni probabilità, insomma, trattasi dell’ennesima provocazione lanciata dagli operatori contro Google e gli altri grandi player della rete per poter mettere le mani su una fetta degli introiti generati da queste grandi società dell’era di internet. Da tempo, infatti, gli operatori polemizzano affermando che società come Google e Facebook sfruttano le reti degli operatori per il loro business e che dovrebbero contribuire economicamente allo sviluppo delle infrastrutture che le telco devono costantemente aggiornare per supportare il sempre crescente numero di utenti.