Dopo quasi sette anni di presidenza, Barack Obama ha finalmente il suo account Twitter. Da circa 16 ore il presidente degli Stati Uniti è ufficialmente presente con un account che, esattamente come quello della moglie Michelle, riprende l’acronimo più noto del suo ruolo: Potus (President of The United States). In poco tempo ha già guadagnato quasi due milioni di follower.
Il rapporto tra gli Obama e il social dei 140 caratteri è sempre stato collegato a un enorme successo di popolarità: è loro il tweet per eccellenza, quello della rielezione, lanciato il 7 novembre del 2012 dall’account precedente, quello della campagna elettorale e utilizzato perlopiù dallo staff; sempre da Twitter sono state date notizie centrali per la politica americana come l’uccisione di Osama Bin Laden o più recentemente gli incidenti per le violenze della polizia. Con un semplice «Hello Twitter, It’s Barack. Really!» ora il numero 1 scende nel campo social, con un portato di popolarità e comunicatività che già dice molto dell’operazione, non propriamente politica-istituzionale, ma già pensata per la fine del mandato nel 2016.
Hello, Twitter! It's Barack. Really! Six years in, they're finally giving me my own account.
— President Obama (@POTUS44) May 18, 2015
It's about time, @POTUS! –mo
— First Lady- Archived (@FLOTUS44) May 18, 2015
Gli Obamas
La presenza di presidente e first lady, di marito e moglie, in una situazione politica tipicamente pacificata come quella della fine del secondo mandato – Obama non potrà più essere rieletto – sembra fatta apposta per cominciare a lavorare sulla trasformazione di una delle coppie più giovani e cool della storia della politica americana in qualcosa d’altro, una sorta di reality social, fatto di battute, retweet e accortissimo lavoro sugli account seguiti. Obama, ad esempio, segue le università che ha frequentato e le rispettive squadre sportive, del suo periodo giovanile e della sua città (Chicago), e poi tutti i dipartimenti e gli ambasciatori più importanti. Michelle, invece, segue in particolare le mogli dei colleghi del marito, e i progetti di reinserimento dei soldati e di salute pubblica ai quali ha legato la sua attività in questi anni. Gli Obamas scriveranno e risponderanno personalmente su questi account, senza alcuno staff.
La battuta di Clinton
Avanti di secoli rispetto a noi. Questa è la sensazione nel vedere le prime reazioni all’ingresso di un peso massimo politico come Obama nell’agorà social di Twitter. Basta un solo esempio. Esattamente come accaduto con l’account del pontefice, aperto in epoca Ratzinger e portato avanti da Bergoglio – anche un account generico come @POTUS si presta a una domanda: sarà trasferibile? D’ora in avanti sarà questo l’account del presidente? Anticipando con un colpo da maestro l’obiezione di cosa accadrebbe se il presidente fosse una donna – e di conseguenza alla Casa Bianca ci fosse un “firt man” o “firt husband” – Bill Clinton ha postato un tweet rivolgendosi ad Obama e nello stesso tempo strizzando l’occhiolino alla moglie, Hillary, in corsa alle primarie democratiche:
Benvenuto su Twitter, Potus. Una domanda: ma il nome resta d’ufficio? #lochiedoperunamico
La risposta di Barack Obama, la prima risposta dal suo account – con un tempismo che è difficile credere sia naturale – è simpatica e usa una espressione idiomatica per esprimere il concetto che il nome verrà ereditato dal futuro occupante della Casa Bianca, però invece di accennare a quello del presidente accenna a quello della consorte:
Buona domanda, Bill. La maniglia viene con la casa. Conosci qualcuno interessato a FLOTUS?
Good question, @billclinton. The handle comes with the house. Know anyone interested in @FLOTUS?
— President Obama (@POTUS44) May 18, 2015
Meglio non pensare alla situazione italiana, nel quale si usano gli hashtag come clave o si insultano i follower. Questione di educazione, di cultura politica e di uso consapevole degli strumenti. Non è da tutti, ma qualcuno sì.