Le dieci settimane concesse a Google dall’antitrust europea per rispondere alla doppia accusa mossa contro Google Shopping e Android scadranno poco prima di fine mese. Per allora il gruppo di Mountain View dovrà aver articolato nei minimi dettagli la propria strategia difensiva, così da poter convincere il commissario Margrethe Vestager della bontà del proprio operato, allontanando l’ipotesi di sanzioni parecchio salate.
La posizione che assumerà l’azienda è comunque già piuttosto chiara, spiegata nelle prime dichiarazioni di aprile e ribadita oggi in un’intervista rilasciata da Matt Brittin, a capo della divisione che opera nel vecchio continente. Viene innanzitutto sottolineato come la società si trovi in disaccordo con le accuse formulate, restando comunque disponibile ad un confronto finalizzato a trovare un accordo che risulti soddisfacente per entrambe le parti, così da poter proseguire il proprio impegno sul mercato europeo, investendo nel lancio di nuovi servizi, in sviluppo e nell’innovazione.
Vogliamo essere pragmatici e poter continuare a investire nella realizzazione di ottimi prodotti per tutti.
Brittin riconosce al tempo stesso come Google abbia talvolta fallito nell’esporre il proprio concetto di business e la propria visione ai rappresentanti del mondo politico, sia nell’ambito di Bruxelles che nei singoli paesi del vecchio continente, dove in più di un’occasione bigG si è trovata a dover fare i conti con lamentele riguardanti sia presunte violazioni della libera concorrenza che in tema di privacy. In parte i problemi insorti nel corso degli anni sarebbero da imputare alle differenze culturali che distinguono la popolazione europea da quella d’oltreoceano.
In Europa c’è preoccupazione, l’abbiamo capito. Sappiamo che le persone qui non hanno le stesse attitudini di quelle che risiedono in America. Semplicemente non abbiamo avuto persone sul campo capaci di intavolare un’adeguata conversazione durante il nostro percorso di crescita.
Il suo incarico nasce proprio da questa esigenza: affrontare le questioni relative al mercato europeo dall’interno, illustrando i benefici che derivano dall’attività di Google sul territorio, sia per l’utenza finale che per le altre realtà imprenditoriali. In merito alle singole accuse mosse da Margrethe Vestager, Brittin non scende in particolari, limitandosi a ribadire che secondo il suo parere nessuna delle iniziative messe in campo ha finito con il danneggiare gli utenti.
Non ci sono prove che gli utenti siano stati danneggiati e al momento non ci sono prove che chi ha sporto denuncia sia stato danneggiato.
A tal proposito, Brittin ricorda anche che gran parte delle aziende che hanno puntato il dito contro l’azienda californiana non sono europee, bensì statunitensi o finanziate da realtà USA, senza però fare nomi. Infine, in merito alla concorrenza sul Web, sottolinea come invece di penalizzarla Google abbia contribuito a incrementare la libertà di scelta da parte di chi naviga e di chi utilizza i dispositivi mobile. Questo grazie soprattutto alle applicazioni, oggigiorno lo strumento più utilizzato per la navigazione in Rete, che di fatto rendono il motore di ricerca sempre meno essenziale per trovare le informazioni desiderate o per fare acquisti online.