Oggi alla Camera è stato il No Cash Day. Si è parlato ancora una volta di pagamenti elettronici, di riduzione dell’uso del contante come strumento con una doppia finalità: contrastare l’evasione e sostenere l’innovazione del rapporto fra cittadino e pubblica amministrazione. Stamattina un convegno, poi la discussione di alcune mozioni in aula che impegnano il governo a mettere mano alla questione, alla luce anche della nuova direttiva europea approvata oggi, che lascia ampi spazi di libertà agli stati membri.
Il #nocashday5 è organizzato da CashlessWay per fare il punto sull’evoluzione dei pagamenti digitali (di qui la definizione “cashless“) in Italia. Soprattutto una contraddizione: il paese è progredito dal punto di vista infrastrutturale, la tecnologia è sempre meno costosa e sempre più sicura, ma non si sviluppa per questioni culturali. In pratica è un caso raro nel quale le precondizioni sono migliori della propensione popolare. Quasi sempre in Italia, sul digitale, è il contrario. Ma per molti italiani pagare elettronicamente è sempre una specie di salto nel vuoto. Percezione che limita anche l’eCommerce.
Si conclude con successo la 5°edizione del #NoCashDay. Grazie a tutti i relatori e ai partecipanti! #NoCashDay5
— #NoCashDay (@NOCASHDAY) June 8, 2015
Dai lavori – che hanno coinvolto in tre tavoli differenti (istituzioni, amministrazioni locali e aziende) numerosi rappresentanti del settore – è emersa chiara la necessità di una governance sull’ePayment che coinvolga imprese, istituzioni e cittadini nel processo di regolamentazione dell’uso e delle iniziative legate ai pagamenti elettronici. Si è cominciato a parlarne al No Cash Day 2015 presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, dove sono intervenuti Sergio Boccadutri, primo firmatario della proposta di legge sull’ePayment, Domenico Gammaldi, direttore superiore Banca d’Italia, Maria Pia Giovannini, responsabile area pubblica amministrazione di Agid, Geronimo Emili, presidente di CashlessWay.
Nel 2014 i new digital payments sono cresciuti del 20%. Un incremento molto maggiore rispetto alle carte in plastica #opencamera
— Sergio (@boccadutri) June 8, 2015
La diffusione capillare dell’ePayment in Italia sarà raggiunta solo con la piena collaborazione di tutti gli attori coinvolti: PA, prestatori di servizi di pagamento, cittadini e imprese. Questo è emerso chiaramente dal dibattito. Un obiettivo importante, che secondo Sergio Boccadutri, coordinatore dell’Area Innovazione del PD, membro della Commissione Bilancio, va perseguito lavorando sulle norme che regolano i pagamenti digitali. Alcune città (Bari, Bergamo, Milano, Torino e Vicenza) sono già molto avanti e hanno raccontato le loro esperienze, che ovviamente però vanno messe in rete e scalate a livello nazionale. Parcheggi e trasporti pubblici, tributi locali e utility, si possono pagare via smartphone o web in molti comuni italiani. Manca un coordinamento generale, senza il quale si rischia di girare a vuoto, così come è necessario stimolare il mercato dei pagamenti elettronici con una normativa aggiornata.
L’idea forte è l’adozione del Nodo dei Pagamenti, la piattaforma tecnologica che assicura l’interoperabilità tra pubbliche amministrazioni e Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP), che oggi è obbligatoria solo per la Pubblica Amministrazione e che sarà prevedibilmente imposta anche agli enti per i quali attualmente è facoltativa. Secondo Banca d’Italia l’obbligatorietà dell’adozione non sarà una limitazione, ma al contrario un ampliamento della libertà di scelta:
Il cittadino potrà pagare come e dove vuole i servizi che acquista dal settore pubblico e questo renderà più semplice il suo rapporto con la PA.
Ridurre il cash a 499 euro: perché?
In Aula si sono discusse anche alcune mozioni, tra le quali quelle – opposte – sul cashless. Qui si scontrano due visioni. La sinistra ha sempre pensato di ridurre l’uso del contante, mentre la destra vorrebbe addirittura passare dall’attuale limite di mille euro a 2.500. Perché invece c’è chi vorrebbe passare alla riduzione massima dei costi di transazione elettronica e al contempo limitare l’uso del contante a 499 euro?
Il motivo è evidente: i 500 euro sparirebbero e non sarebbe un dramma, visto che in pratica neppure gli istituti di credito li accettano più. Tutti sanno che sono tagli utili solo alla criminalità organizzata dedita poi al riciclaggio. Tanto che risultano banconote stampate anche se nessuno le vede mai. Per le banche e le imprese la diffusione dell’ePayment rappresenterebbe un volano importante che potrà contribuire a favorire la ripresa economica: la gestione del contante rappresenta oggi per le banche una delle voci di costo più alta del bilancio.
Le proposte e gli scenari
La ricerca dell’associazione Cashlessway commentata da Agid sull’epayment è particolarmente interessante. In Italia i sistemi di pagamento elettronico non sono ancora decollati, ma la diffusione di una piattaforma nazionale delle pubbliche ammninistrazioni farebbe la differenza, pensando da subito all’integrazione dei servizi nazionali/locali e al mobile.
Lo scenario attuale vede la metà degli italiani possedere una carta di credito e usarlo almeno una volta al giorno. Le statistiche del mobile wallet sono tre volte più basse. La strada è ancora lunga, le ricette per percorrerla ci sono. Secondo Enrico Sponza, presidente del Consorzio Movincom, stante il forte digital divide, se la PA vuole sviluppare più velocemente il mondo dei servizi e dei pagamenti digitali «deve focalizzarsi sul mobile, dove l’Italia è ai primi posti, sfruttando come volano servizi ad alto valore e alta ripetibilità per il cittadino come ticketing bus, sosta, eventi».
Costi ridotti del Pos, delle transazioni, piattaforme integrate e volontà politica di seguire Bruxelles sulla via più radicale dell’agenda digitale in merito a infrastrutture e epayment, possono cambiare il paese, in meglio, anche nel giro di pochi anni.