Nelle prossime settimane Google pubblicherà una pagina attraverso la quale, compilando un modulo, sarà possibile chiedere la rimozione dai risultati delle ricerche di tutti quei link che portano a materiale definito revenge porn. In altre parole, immagini e filmati di nudo o di sesso esplicito condivise online senza autorizzazione dall’ex partner, solo “per vendetta”.
Il fenomeno non riguarda purtroppo pochi casi isolati, tanto che secondo il gruppo di Mountain View nel corso degli anni sono portali il cui fine è quello di guadagnare dalle vittime di questa pratica, imponendo il pagamento di una somma per la cancellazione dei contenuti dal proprio archivio: sextortion. Va precisato che l’iniziativa messa in campo da Google ha esclusivamente l’obiettivo di rimuovere i link dalle SERP (pagine dei risultati), un po’ come avviene ormai dai un anno per il diritto all’oblio.
Abbiamo acoltato molte storie problematiche sul “revenge porn”: un ex partner cerca di umiliare pubblicamente una persona condividendo le loro immagini private oppure gli hacker rubano le immagini dagli account delle vittime e le distribuiscono. Alcune di queste possono essere anche utilizzate sui siti di “sextortion”, che forzano a pagare per la rimozione.
Nel post firmato da Amit Singhal l’azienda californiana non fa cenno alle modalità con le quali saranno verificate le richieste ricevute. Va precisato che quella di bigG è una decisione che si applica solo ad un ambito ben definito (quello del revenge porn, appunto) e che non va a intaccare il resto delle SERP. Una politica già attuata per la rimozione di altri dati personali e sensibili, come il numero del conto corrente o la firma.
La nostra filosofia è sempre stata quella di far sì che la ricerca riflettesse l’intero Web. Le immagini di revenge porn sono però molto personali e possono danneggiare emotivamente, finendo solo con il degradare le vittime (prevalentemente donne). Così, da ora in avanti, onoreremo le richieste per rimuovere dalla ricerca Google le immagini di nudo o di sesso esplicito pubblicate senza autorizzazione.