Una volta si diceva che un libro acquistato non corrisponde per forza a un libro letto. Fino all’avvento delle piattaforme di ebook, però, non era possibile immaginare di misurare questa differenza e premiarla. Ora invece Amazon si appresta a farlo, rivoluzionando di conseguenza anche il concetto di royalty (il pagamento per la cessione del diritto d’autore) da riconoscere agli scrittori. Dalla prossima settimana il gigante di Seattle inizierà a pagare gli autori per pagine lette e non più per titolo. Il nuovo metodo premierà chi effettivamente piace di più ai lettori, ma non resterà senza conseguenze nell’ecosistema stesso della piattaforma e forse anche nella letteratura di consumo.
Ci vorrebbe un intero corso di sociologia della letteratura per apprezzare appieno gli effetti di questo cambiamento nel metodo di pagamento delle royalties agli autori. Amazon l’ha annunciato nella sua pagina dedicata al programma Kindle Direct Publishing, la forma nella quale l’azienda può imporre questa modifica concettuale. Il KDP è il programma di affiliazione col quale un autore può pubblicare il suo ebook in esclusiva su Amazon, che in cambio fornisce un set di strumenti per realizzare in proprio il libro (formato, copertina) e distribuirlo garantendo all’autore il 70% delle vendite.
Il sistema permette di pubblicare il proprio testo in meno di 5 minuti e di renderlo disponibile su Amazon entro 24 ore. Il libro è modificabile in ogni momento ed è fruibile sui dispositivi della famiglia Kindle, eReader e tablet e, grazie alle applicazioni gratuite di lettura Kindle, su iPad. Esiste anche la possibilità di stamparlo in versione cartacea e distribuirlo anche in questo caso in tutto il mondo.
Come funziona il nuovo metodo
Ovvio che Amazon potesse introdurre questo cambiamento soltanto nel suo ambiente, con i suoi autori di self-publishing, che esulano dai comuni contratti con gli editori. Nella disintermediazione si è quindi fatto spazio un ribaltamento di prospettiva, come sempre concentrato sul consumatore, cioè il lettore. Il pagamento per pagina è spiegato matematicamente, si parte dal fondo disposto dall’azienda e dalle ripartizioni ideali:
L’autore di un libro di cento pagine letto cento volte guadagna mille dollari. L’autore di un libro di duecento pagine letto cento volte guadagna duemila dollari. L’autore di un libro di duecento pagine scaricato cento volte ma lasciato a metà dai lettori, guadagna la stessa cifra.
Il sistema ingegnoso di Amazon, basato sul calcolo di alcune impostazioni standard dell’ebook incrociate con la localizzazione della lettura, è possibile soltanto nel sottoinsieme degli autori che partecipano al programma di self publishing e ai lettori abbonati al servizio Unlimited, col quale in pratica il prezzo di copertina smette di avere un senso. Da qui bisogna partire per comprendere il senso, tutt’altro che strambo come è stato descritto, del pagare gli autori a pagina effettivamente letta.
Farsi leggere, non vendere
Se a una prima occhiata il sistema di pagamento delle royalties per pagina letta sembra aprire le porte a una sorta di mcdonaldizzazione della scrittura elettronica (una pura metrica quantitativa e ridotta creatività), basta ragionare come gli autori che hanno chiesto ad Amazon di intervenire per capire che il rischio del modello precedente era più concreto. Amazon paga attualmente gli autori del direct publishing mettendo da parte un fondo di alcuni milioni di dollari al mese e lo divide secondo il download della licenza d’uso. In una piattaforma di self publishing ad alta redditività e con gli abbonamenti illimitati, pubblicare più titoli di poche pagine era diventato più conveniente che pubblicare meno titoli ma più coinvolgenti. La metrica dei download così non bastava più e si è arrivati a questa rivoluzione.
Alcuni parlano di una imposizione che trasformerà tutti quanti in scrittori dell’Ottocento, ai tempi dei romanzi a puntate, ma è insensato preoccuparsene solo perché una piattaforma premia chi riesce a catturare l’attenzione del lettore: non è esattamente l’obiettivo di chiunque scrive? C’è forse qualcuno che vuole annoiare i lettori o pensa soltanto a riuscire a vendere una copia? Quello, al limite, è la psicologia dell’editore. Se poi si ritiene che il proprio testo abbia caratteristiche diverse – un lungo saggio, ad esempio – ci sono sempre tutti gli altri canali e loro opzioni.
No, gli effetti veri di questi pagamenti per pagina sono difficili da prevedere, ma hanno a che fare con la potenza straordinaria di pochissime aziende nel mondo (l’altra è Google) di entrare nei comportamenti degli utenti usando dati fino ad oggi impensabili. Forse preoccupandosi poco degli effetti non calcolati nell’ecosistema produttivo, umano, alla base di quei contenuti. Questo però è noto da tempo: le web company sono guidate da una incrollabile fiducia nell’auto-correzione dei sistemi di condivisione intelligente.
Giulia Beyman, l’autrice Amazon più letta
C’è un caso di self publishing di successo, in Italia, che sbaraglia ogni tentazione di derubricare il fenomeno a sottocategoria letteraria. Si tratta dei romanzi di Giulia Beyman. Sceneggiatrice televisiva di mestiere, la Beyman col suo libro
Prima di dire addio l’anno scorso ha superato in download un romanzo premio Pulitzer, “Il cardellino”. Vendere più di Donna Tart senza un editore ha dell’incredibile, ma questa è la disintermediazione. Il volume tra due settimane sarà in lingua inglese anche sulle versioni internazionali della piattaforma grazie ad Amazon Crossing, un servizio che individua da solo i titoli di maggiore vendita in mercati nazionali e li traduce per quelli più grandi. «E pensare che fino a pochi anni fa non ne sapevo nulla», racconta a Webnews. A chi le domanda cosa farebbe se un editore importante le offrisse di pubblicare i suoi libri risponde semplicemente «non mi converrebbe».
La sua esperienza acquisita in fatto di ebook le consente anche di apprezzare tutti gli aspetti positivi dell’aver pubblicato da sé i propri libri usando tutti i servizi di una piattaforma: «Prima di tutto ho grande libertà di scegliere la forma del mio libro ed eventualmente correggere nel tempo; inoltre, tra la libreria fisica e una piattaforma c’è una differenza sensibile anche nel ciclo di vita del libro, in libreria vive poche settimane mentre i tempi del libro digitale sono più idonei a coltivare un rapporto concreto con la platea dei lettori, che ti devi conquistare, devi saper ascoltare».
Qualunque cosa diventerà l’editoria nei prossimi anni, dovrà imparare ad avere a che fare con questi scenari. Altro che Ottocento.