La stampa 3D applicata all’ambito del restauro del patrimonio artistico e culturale, con il progetto andato in scena a Pompei. Nella location campana è stato avviato un intervento sui calchi dei corpi di uomini, donne e bambini deceduti in seguito all’eruzione del Vesuvio di quasi 2.000 anni fa (79 d.C.): la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia ha chiesto la collaborazione di WASP, azienda italiana di cui si è già parlato su queste pagine.
Nella prima fase è stata realizzata la replica di dieci calci in scala 1:1 con materiale PLA, mediante l’impiego delle stampanti Delta 40 70. Questi saranno inviati nei prossimi mesi all’estero, inizialmente in Canada, per poi raggiungere i musei di tutto il mondo in quella che sarà a tutti gli effetti una vera e propria mostra itinerante. In questo modo gli originali potranno continuare ad essere custoditi a Pompei, non correndo il rischio di danneggiamenti considerata la loro fragilità. Queste le parole del fondatore Massimo Moretti.
Pompei è un esempio di come la tecnologia può essere al servizio dei beni culturali. Finora WASP non sapeva di poter dare un contributo così importante in questa direzione. Quando siamo stati interpellati dai responsabili del restauro abbiamo risposto prontamente, con l’orgoglio di essere un’azienda italiana che partecipa e contribuisce grazie alle sue stampanti 3D a questo lavoro di diffusione.
Uno degli ambiti più interessanti è proprio il restauro, l’impiego nel campo dell’arte e della cultura. Pompei è un esempio di come la tecnologia può essere al servizio dei beni culturali.
I calchi che verranno riprodotti dalle stampanti 3D di WASP sono in totale 86, con 20 di questi già visibili nella mostra “Pompei e l’Europa: 1748-1943" inaugurata lo scorso 26 maggio. La società di Massa Lombarda (RA) è stata di recente impegnata anche nel restauro di alcuni elementi decorativi architettonici presso il Palazzo Ducale di Mantova, con il progetto riassunto nel filmato seguente.