È nato da poco più di due giorni, eppure Apple Music ha già collezionato molteplici pareri positivi, sia dall’utenza che dalla critica. A parlarne oggi è Trent Reznor, leader dei Nine Inch Nails nonché una delle menti alla base del progetto. Il musicista spiega come il segreto della piattaforma di streaming sia nell’esperienza d’uso, leva portante per il gradimento da parte degli utenti.
Trent Reznor è entrato a far parte di Apple nel 2014, a seguito dell’acquisizione di Beats da parte del gruppo californiano, dove occupava la posizione di Chief Creative Officer. In un’intervista per Pitchfork, il leader dei NIN ha spiegato il suo ruolo nella progettazione di Apple Music, nonché quali sono i punti cardine su cui si è deciso di scommettere per proporre ai consumatori un servizio di successo.
Sembra che inizialmente il musicista abbia lavorato sul design dell’applicazione, affiancato dal team degli ingegneri Apple, per poi passare al marketing in tempi più recenti, come ponte di congiunzione tra gli artisti e la mela morsicata. Il tutto in una società che definisce “rispettosa e collaborativa”, nonché molto attenta alle esigenze sia degli artisti che dei loro fan.
Quando ho incontrato il personale Apple, ho trovato un ambiente davvero rispettoso e collaborativo, pronto a prendere i pilastri che consideravamo importanti per Beats Music, per cercare di offrire un’esperienza che non fosse solo dati. Qualcosa che sembrasse organico e rispetto per la musica, non solo un “stiamo fornendo un nuovo asset al tuo dispositivo portatile”. Hanno trattato la musica con enfasi, dedizione e gusto.
Apple Music pare sia nato dalla convinzione che nessun servizio di streaming già esistesse avesse ancora trovato la giusta formula per gratificare sia l’utente che gli artisti, nel rispetto della musica stessa. Con il moltiplicarsi dell’offerta, e i cataloghi sempre più infiniti, all’utente non interessa più il mero dato numerico, ma la qualità. Per questo motivo, Reznor spiega come gli obiettivi siano stati quelli di migliorare l’esperienza d’uso, mettendo l’ascoltatore al centro, puntando l’accento sulle possibilità di personalizzazione dell’ascolto rispetto alle piattaforme “poco ottimali” della concorrenza.
Quello che abbiamo cercato di fare con Apple Music è costruire un’esperienza attorno al catalogo che sembri sia stata gestita da persone che amano la musica prima che venga presentata all’utente: playlist sensibilmente più curate, stazioni radio programmate da persone, raccomandazioni che sembrano meno dettate da un computer bensì da qualcuno che ha fatto un mixtape e ha gusti simili ai tuoi.
La “componente umana” di Apple Music è ben evidente nel servizio, a partire proprio dalle playlist o dalla sezione “per te”, dove all’utente è proposta un’esperienza d’ascolto guidata molto curata, ben lontana dall’abbinamento di brani e artisti dovuto a un algoritmo oppure dall’associazione di parole chiave. Non può mancare, infine, un commento sul social network Connect, una piattaforma voluta da Apple per consentire agli artisti di diffondere contenuti che “vivessero oltre il paywall”:
Abbiamo voluto creare un luogo dove le persone che creano arte potessero sentirsi al centro.