Il diritto all’oblio è nato da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, si applica fin dalla sua entrata in vigore a tutto il territorio del vecchio continente e così continuerà ad essere. Google respinge con decisione la richiesta formale inoltrata a inizio giugno dall’autorità francese CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés), finalizzata a rendere la deindicizzazione dei link effettiva a livello globale, in tutto il mondo.
La replica del colosso di Mountain View è affidata ad un post comparso sulle pagine del blog ufficiale e spiega le ragioni per le quali la domanda non può essere accolta. La pretesa dell’organismo d’oltralpe può essere riassunta in questo modo: dopo che un cittadino europeo ha chiesto e ottenuto la cancellazione di un link dalle SERP, questo deve sparire anche dalle versioni del portale accessibili al di fuori del territorio continentale. In altre parole, anche da “google.com” e da tutte quelle homepage di bigG che non sono localizzate in Europa.
Per bigG, il principio secondo il quale una legge promulgata ed entrata in vigore all’interno di un determinato territorio debba avere effetti a livello globale rappresenta un serio rischio per la libertà d’espressione e d’accesso alle informazioni. Per spiegalo l’azienda fornisce alcuni esempi concreti: in Thailandia parlare in modo critico del sovrano è ritenuto illegale, così come in Turchia lo è farlo in merito al primo presidente Atatürk e in Russia si può essere accusati di propagandare gli ideali gay sostenendo i diritti della comunità omosessuale. Se uno di questi tre paesi dovesse imporre l’estensione delle proprie normative a livello globale, finirebbe per avere conseguenze negative in tutto il mondo.
Il gruppo californiano respinge dunque al mittente la richiesta di CNIL, sottolineando che il 97% dei navigatori francesi accede al motore di ricerca utilizzando al versione locale “google.fr” e non “google.com”, ribadendo al tempo stesso la propria disponibilità nel continuare ad instaurare un rapporto costruttivo e collaborativo con tutte le autorità impegnate nella tutela di privacy e dati personali.
In linea di principio, siamo rispettosamente in disaccordo con l’identificazione di CNIL come autorità globale su questo tema e abbiamo chiesto all’organismo di ritirare la sua richiesta.
I numeri aggiornati relativi al diritto all’oblio indicano un volume di richieste ricevute pari a 290.553 (21.729 in Italia), per un totale di 1.055.700 link (74.368 nel nostro paese). La percentuale di quelle accolte è del 41,3% a livello europeo, 28,2% per quanto riguarda l’Italia e 47,7% in Francia.