Non solo noir e romanzi con la fascetta. Sotto l’ombrellone, dentro al proprio ereader si possono portare ebook che parlano dell’innovazione, delle trasformazioni imposte dai fenomeni tecnologici dirompenti, e di come questi cambiamenti impongono serissime questioni all’uomo e alla sua evoluzione personale e sociale. Insomma, tanti libri che Webnews raccomanda per essere al passo coi tempi dell’era digitale. Che non va mai in vacanza.
Startup
Due proposte per ambito, una internazionale e una italiana. Si comincia con l’argomento startup e nuove imprese, che anche quest’anno ha tenuto banco. I numeri del settore si sono stabilizzati in un buon trend di crescita. Italia Startup ha visto il passaggio di consegne al vertice e nuovi obiettivi. I paesi di tutto il mondo cercano di creare le condizioni migliori per lo sviluppo delle imprese innovative, che hanno una capacità di creare occupazione sensibilmente migliore e più veloce dell’industria tradizionale. Per stimolare l’impresa innovativa però è importante anche capire di cosa si tratta e come comportarsi, politicamente, socialmente, economicamente, con queste realtà.
Da zero a uno, di Peter Thiel
Il prossimo Bill Gates non costruirà un sistema operativo. Il prossimo Larry Page o Sergey Brin non realizzerà un motore di ricerca e il prossimo Mark Zuckerberg non creerà un social network. Se state copiando le loro imprese, non avete capito niente. Così spiega l’eccentrico Peter Thiel, uno dei più famosi tycoon tra gli investor americani, l’uomo che può vantarsi di aver contribuito a lanciare PayPal, aver firmato un assegno a Zuckerberg quand’era un ragazzino e ad Airbnb, e di aver intuito il genio di Elon Musk e il suo SpaceX.
Nel suo libro
“Da zero a uno”, che ha suscitato grandi discussioni negli Usa ed è in tutte le classifiche dei libri suggeriti dai grandi giornali americani, Thiel dispiega il principio guida del suo modo di intendere l’imprenditoria: separare l’atto incrementale da quello creativo. Soltanto il secondo cambia il mondo ed è perfettamente normale che produca degli sconquassi. Il suo punto di vista può lasciare sconcertato un europeo per quanto è centrato sull’esempio delle grandi compagnie nate nella Silicon Valley. È come mettere davanti a uno specchio il bellissimo saggio di Quintarelli su oligopoli/monopoli dell’innovazione: ne esce il riflesso contrario. L’autore arriva a una radicale critica del concetto di concorrenza: molto meglio i monopoli tecnologici – come Google, ad esempio – che hanno tempo e denaro per investire nel futuro senza vedersi erodere i margini da una lotta per il presente spesso più ideologicamente indotta dalla politica che non davvero richiesta dai mercati. E sulle startup dice:
La startup è il più grande sforzo su cui si può avere una padronanza definitiva. Puoi avere mandato non solo sulla tua vita, ma su una piccola e importante parte del mondo. Si comincia rifiutando la tirannia ingiusta delle casualità. Tu non sei un biglietto della lotteria.
L’innovazione che non ti aspetti, di Emil Abirascid
Chi non conosce Emil Abirascid alzi la mano. Anzi, meglio si nasconda, perché nessuno che abbia a cuore l’ecosistema startup italiano può permettersi di non conoscere Emil. Instancabile promotore, l'”Obi Wan-Kenobi delle startup” (definizione di Francesco Inguscio) ha raccolto in un libro uscito poche settimane fa per Franco Angeli tutte le storie e i contributi che gli sono parsi utili per fare un’analisi delle reali dimensioni dell’ambiente neo imprenditoriale italiano.
Perché sulle tracce dell’
“Innovazione inaspettata”? La ragione è che anche Emil Abirascid, fondatore di StartupBusiness e giornalista, pensa come molti che in Italia si parli molto di startup ma anche male, e che ci si divida pericolosamente tra ottimismo di maniera e pessimismo altrettanto retorico. E siccome lui è tutto fuorché di maniera, ha creato un pensatoio con 36 fra le migliori teste che conosce e ha chiesto a ciascuna di loro di raccontare la loro innovazione. Il libro è ricco, lungo, sembra una tavola rotonda venuta particolarmente bene: ci sono i dati statistici di Andrea Rangone e gli Osservatori del PoliMi, le storie di startupper, parti pensate per loro e su di loro, veri e propri manuali di tattica per convincere gli investitori o gestire al massimo le risorse disponibili. E poi i coworking e tante altre storie che si intrecciano come tanti fili che realizzano un modello funzionante e possibilmente vincente che faccia finalmente abbandonare lo status quo e abbracciare il nuovo.
Gli scenari
Due libri su dove sta andando il mondo, come, e per quali ragioni. I cambiamenti fanno parte della storia, spesso si compie l’errore di credere che solo in quella attuale siano importanti. Tuttavia il momento di transizione che la società sta vivendo ha pochi confronti: per la prima volta nella storia è sensato parlare di intelligenza artificiale, di post-umano. Essere umani, ancora umani nell’era tecnologica significa prima di tutto essere pronti ai cambiamenti imposti dalla tecnologia senza farseli soltanto imporre.
La nuova rivoluzione delle macchine, di Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee
Dalla rivoluzione industriale a quella mentale. Il libro di Brynjolfsson e McAfee è stato finalmente tradotto in italiano, ma già da due anni fa molto discutere. Si tratta senza dubbio del saggio che più di altri ha spinto l’acceleratore sull’ipotesi di una società degli algoritmi. L’età delle macchine, secondo gli autori, vedrà la completa sostituzione del giudizio dei professionisti nella medicina, nella giurisprudenza, nell’insegnamento, nell’urbanistica, nell’investimento economico. Ci aspetta un mondo di robot operai, droni militari e commerciali? E ha senso preoccuparsi che l’uomo possa perderne il controllo oppure è una mano santa a tutti i nostri problemi?
Questo
libro è platealmente entusiasta, quasi estatico nell’immaginare la fine del lavoro di concetto dopo quello di fatica. Ma bisogna stare attenti all’accettazione acritica, che può portare a nuove e ancora più radicali discriminazioni dovute al divario tra chi controlla la conoscenza della macchina e chi la subisce. Se questo libro considera il cambiamento epocale in quanto tale, non si deve abdicare al proprio destino di umanità. Per questo il libro va letto insieme a quello qui di seguito.
Homo pluralis. Essere umani nell’era tecnologica, di Luca De Biase
Il libro di Luca De Biase è un capolavoro. Si parte dal fondo per dare subito un voto a questo saggio che tutti dovrebbero leggere, non solo per la qualità eccezionale del pensiero e della sua esposizione, ma anche per la bibliografia altrettanto importante.
Homo Pluralis non è facile, ma vale la pena superare lo scoglio e affondare in mare aperto. Lì si incontra il technium, ci si imbatte in definizioni illuminanti («la rete è l’esplosione delle tracce lasciate dall’umanità nella memorizzazione di ogni gesto quotidiano, dunque la sua trasformazione in un oggetto sociale che ha conseguenze sulla quantità e qualità degli obblighi che le persone avvertono nei confronti degli altri, sulla loro disposizione a mobilitarsi, conformisticamente»), si riflette su quell’intreccio di soluzioni tecnologiche che sono entrate senza che nessuno se ne accorgesse nelle condizioni sociali, e così profondamente che non si tratta più soltanto di macchine, ma di intangibilità che è la vita stessa.
Le connessioni che la rete ha stabilito sono autocrescenti? Diventeranno autoconsapevoli? La rete e la tecnologia sono a un certo punto entrate nell’evoluzione dotate di una “volontà specifica”? L’idea che tutto quanto l’uomo ha creato possa non essere inerte come ha sempre creduto è troppo bella per essere riassunta in poche righe. Un testo imperdibile.
I dati e chi li spia
I dati sono il nuovo petrolio. Ormai è chiaro. Il cittadino è preda di un doppio appetito: quello delle intelligence pubbliche e quello delle web company private. Per questo è importante capire il funzionamento di questi dati, e soprattutto conoscere chi ci lavora, con quali interessi e cosa comporta.
Dataclisma: Chi siamo quando pensiamo che nessuno ci stia guardando, di Christian Rudder
Il libro del matematico di Harvard è un ottimo esempio di come spiegare una cosa complessa – i Big Data – in modo persino divertente. Il fondatore di OkCupid sa tutto di statistiche e se analytics avesse un sinonimo probabilmente sarebbe il suo nome. Leggere questo libro fa una certa impressione, perché tratta l’argomento che più irrita chi crede di avere una cognizione forte di sé: chi siamo quando pensiamo.
“Dataclisma” non è un saggio intenso, anzi cerca di divertire il lettore, ma è davvero un tesoro di esempi e intuizioni su come GAFA vede gli utenti e le informazioni che producono. L’ottica è positiva: la gente lascia moltissimi dati, gratuitamente, ma altrettanto gratuitamente riceve servizi; inoltre, secondo Rudder, le informazioni tratte da motori di ricerca, social network, siti d’incontri, app e aggregatori di contenuti, costruiscono modelli migliori per interpretare la società e questo non deve mai spaventare, essendo la base della comprensione dei fenomeni e della soluzione dei problemi più gravi.
Attacco ai pirati. L’affondamento di Hacking Team, di AA.VV
In attesa di capirci ancora di più, la vicenda di Hacking Team – il più grande scandalo hack italiano, dai risvolti anche politici – è perfettamente riassunta da questo
instant-ebook dei giornalisti della “Stampa”. La firma, in particolare, di Carola Frediani, che da anni segue la vicenda di questa fantomatica azienda milanese, una delle più rinomate nel mondo dei prodotti di intrusione informatica, garantisce un livello eccellente di analisi e di chiarezza. Si parte da tutto ciò che era stato (pre)detto dai centri di ricerca e associazioni che avevano messo in dubbio l’operato di Hacking Team – disinvolto sui contratti con nazioni ed eserciti nelle black list internazionali – e si arriva alla domanda su chi abbia sottratto 400 gigabyte di dati, tali da aver fatto saltare in aria la tecnologia preferita anche dai servizi segreti italiani (oltre che dall’FBI e molte altre intelligence).
In mezzo, tutto quanto è emerso dai leak degli hacker che hanno colpito l’azienda e dal motore di ricerca fornito da Wikileaks, che ha fatto la differenza perché consente a tutti e non solo agli specialisti di spulciare in anni di attività che sembrano usciti dall’epoca dei pirati.
Il mare di Internet e della sicurezza delle reti non è mai stato così chiaramente, esplicitamente disordinato agli occhi della pubblica opinione. E in fondo questo è già un buon punto di partenza per provare ad immaginare un futuro dove saremo tutti più al sicuro, sia dai pirati che dai corsari.