I dispositivi wearable stanno prendendo sempre più piede tra i consumatori, con le loro funzioni dedicate al lavoro, all’intrattenimento, ma anche allo sport e il fitness. E Apple Watch non fa eccezione: oltre alle applicazioni di default previste dalla Mela, sono decine i software di terze parti che permettono di avere tutto a portata di polsino, dai biglietti dell’aereo alle chiavi di una stanza d’albergo. Eppure vi è un fronte, quello della salute, che potrebbe al momento risultare ancora largamente inesplorato. È quanto dimostra una vicenda accorsa negli Stati Uniti, dove un uomo ha sospettato di soffrire di problemi cardiaci grazie alla rilevazione della frequenza tramite Apple Watch.
Da qualche tempo Ken Robson, un uomo californiano di 64 anni, ha cominciato a sperimentare alcuni disturbi di primo acchito inspiegabili. Qualche giorno fa, mentre si trovava nella sua casa di San Diego in compagnia del figlio, l’uomo si è improvvisamente sentito molto debole, sia a livello fisico che mentale. Controllando su Apple Watch i dati relativi alla frequenza cardiaca, il protagonista della vicenda si è accorto di improvvisi e inusuali rallentamenti del battito. Così, allertato dallo smartwatch e condotta una breve ricerca online, l’uomo ha sospettato di soffrire di qualche disturbo cardiaco. A seguito di una breve consultazione, nonché al controllo delle serie storiche di Apple Watch, Ken ha ipotizzato di poter essere affetto dalla sindrome del nodo malato, un disturbo poi confermato dai controlli in ospedale.
Raggiunto il Scripps Mercy Hospital, il paziente ha riferito i suoi dubbi ai medici. Senza entrare in dettagli tecnici, che spettano al personale competente, MedCityNews e Quartz spiegano come per verificare questo tipo di patologie ai pazienti venga richiesto di indossare un apposito monitor per un arco di tempo variabile, affinché l’attività cardiaca sia controllata 24 ore al giorno per più giorni. Inoltre, normalmente non vengono accettate le rilevazioni autonome con i dispositivi wearable, poiché i dati potrebbero essere non standardizzati e non comunque utilizzabili ai fini medici. Eric Topol, il cardiologo che si è occupato del caso, ha però rilevato come i dati di Apple Watch fossero sincronizzati con quelli della strumentazione medica, accelerando così la diagnosi.
Naturalmente, questo caso non vuole affatto incentivare l’autodiagnosi tramite dispositivi elettronici di largo consumo, né sostituire il parere e l’attività dei medici, che rimane imprescindibile per il corretto approccio alla salute. Questa vicenda sottolinea, invece, l’utilità che dispositivi come Apple Watch possono rappresentare nel rendere il possessore più consapevole, soprattutto per condizioni che potrebbero passare inosservate o essere sottovalutate, così da ridurre le tempistiche tra l’apparizione del disturbo e l’affidamento ai medici.