La vita è un gioco, o comunque può esserlo: questione di approccio. Se questo approccio viene applicato agli elementi più ripetitivi e meccanici, spesso identificati come ostacoli nel flusso tranquillo della quotidianità, si può migliorare l’esperienza di vita delle persone. La “gamification” è tutta in questo processo: fare in modo che la vita possa essere vissuta su di un altro livello, approcciando gli ostacoli come una sorta di divertimento e consentendo una differente interpretazione di quella che è la realtà.
Può la gamification essere una chiave di interpretazione per aprire lo scrigno della mobilità del futuro in favore di una evoluzione più rapida e lineare dei sistemi di trasporto urbano? Si, può esserlo. Anzi: deve.
Gamification come approccio
L’invenzione del concetto di “gamification” è stata una svolta poiché ha dato corpo ad una sensazione latente sempre più interessante: l’applicazione delle regole dei giochi alla realtà è un modo per rendere più semplice l’approccio delle persone a certi aspetti della vita che non vengono vissuti con la necessaria positività. Il gioco, insomma, può rendere facile ciò che è complesso, gradevole quel che è un ostacolo, accettabile quel che è un fastidio. Con duplice vantaggio: da una parte è possibile agire laddove l’utenza non darebbe credito in situazione normale, ed inoltre si può uscire da situazioni complesse potendo contare sul favore delle persone interessate.
«È un gioco da ragazzi»: quella che è una espressione comune racchiude in sé il cuore della gamification, ossia il trasformare tutto in un gioco per fare in modo che si possa affrontare l’ostacolo con la leggerezza tipica di un fanciullo. Ridurre le frizioni tra la persona e una esperienza significa favorirne l’incontro, moltiplicarne il coinvolgimento e infine consentirne la fidelizzazione.
Il gioco insegna
Il gioco è l’attività con cui i bambini imparano la vita: guardano i genitori e ne simulano le gesta, inscenando in un ambiente controllato quel che la vita presenterà loro in futuro. Il gioco, di fatto, insegna: fin dai primi anni, le persone sono abituate a confrontarsi con il gioco in qualità di strumento di simulazione con il quale possono mettere alla prova le proprie abilità ed affinarle fino al punto in cui si sentono pronte alla realtà.
Raph Koster, con la sua “Theory of Fun“, ha teorizzato da tempo come il gioco e il divertimento siano semplicemente un altro modo di imparare, una strada parallela a quelle didascaliche e “scolastiche” a cui ci si è abituati nei decenni passati.
Divertimento è sinonimo di apprendimento
Se il gioco è simulazione, il gioco è anche anzitutto virtualizzazione: è la dimensione immateriale entro cui diviene possibile rappresentare la realtà ed averci a che fare senza il timore di procurar danno alcuno. Non a caso la realtà aumentata e la realtà virtuale sono spesso immaginate come luoghi ideali per l’insegnamento e l’apprendimento: nulla quanto la realtà virtuale può contestualizzare il concetto di gioco, mettendo la persona a diretto contatto con il problema per imparare ad affrontarlo. Sistemi di questo tipo sono tipici in varie realtà: eni ha creato il programma Cave per i propri centri ricerca, le sperimentazioni per i viaggi su Marte hanno dato vita al progetto V-ERAS, i piloti di Formula 1 si allenano abitualmente sui simulatori. Ed in ognuno di questi “giochi” l’obiettivo è uno e trino: insegnare, informarsi, imparare.
Cosa può fare il gioco per la mobilità intelligente
La mobilità intelligente è uno degli ambiti nei quali la gamification può fare molto poiché strumento ideale per traghettare la trasformazione in atto. Da una parte c’è un sistema di mobilità urbana in continua e rapida evoluzione, ove l’intermodalità prende il posto dei viaggi tradizionali e l’auto di proprietà segna il passo a vantaggio del car sharing; dall’altra c’è l’inerzia psicologica e culturale di persone e popoli che vedono come un ostacolo, un costo e una fatica ogni cambiamento delle abitudini.
L’inerzia è la prima nemica dell’innovazione nella misura in cui si guarda alle novità con timore. I timori possono essere di varia natura e, soprattutto quando ci si scontra con ambienti strutturati come quelli della mobilità, possono essere fortemente radicati. Qui interviene l’importanza del gioco: la “gamification” potrebbe essere una delle chiavi di volta per avvicinare l’utente medio alle nuove modalità di trasporto urbano, addolcendo i necessari step di apprendimento necessari, abbattendo le resistenze psicologiche alla novità e consentendo un approccio più “fun” a tutto quel che si vede come un ostacolo.
Ford si candida ad avanguardia in questo ambito: la “Ford Smart Mobility Game Challenge” lanciata in queste ore rappresenta la mano tesa dell’Ovale Blu al mondo degli sviluppatori, suggerendo a questi ultimi come di fronte ci sia una grossa opportunità da cogliere. L’annuncio è stato lanciato durante la Gamescom di Colonia, esplicitando sotto forma di contest la pulsione di Ford nei confronti dell’innovazione: la mobilità del futuro ha bisogno di nuovi strumenti che possano rispondere a nuove necessità, e di fatto occorre sfruttare i metodi che meglio possono coinvolgere un nuovo tipo di utenza.
Offrire ricompense per chi sfrutta meglio l’intermodalità; accrescere lo status di coloro i quali fanno maggior utilizzo di specifici mezzi su specifiche tratte; prevedere un sistema a punti per premiare quanti optano per le migliori strategie di diluizione del traffico. Questi e molti altri possono essere esempi di gamification applicata alla mobilità ed in ognuno di questi casi configurano campi di applicazione sui quali le risorse disponibili sono molte e quelle già investite molto poche.
La Smart Mobility Game Challenge è stata ideata per stimolare la creatività all’interno della “gaming community” e sviluppare approcci innovativi per l’analisi della mobilità globale. Applicare le componenti ludiche alla pianificazione dei trasporti, per esempio, può migliorare l’esperienza di tutti i giorni e aiutare a comprendere in che modo il comportamento delle persone può evolversi assieme all’infrastruttura dei trasporti
Ken Washington, Vice Presidente Ricerca e Ingegneria Avanzata di Ford
Sfruttare il gioco per reinventare la mobilità può abbattere la distanza tra l’utente e il futuro, avvicinandolo dal punto di vista psicologico a tutta quella selva di strumenti che sono oggi disponibili per districarsi all’interno della mobilità urbana. Ford, che ha più esperimenti in atto in tutto il mondo per toccare con mano gli effetti ed i vantaggi dell’innovazione nel settore, apre quindi ad un nuovo tipo di evoluzione possibile: la gamification è una opportunità per molti e gli sviluppatori che sapranno coglierne la portata potranno far proprio un bacino di persone immenso («oggi ci sono 28 metropoli con una popolazione titale di oltre 10 milioni di persone» e il dato è previsto in forte aumento entro i prossimi 3 decenni).
Città da giocare
Applicare la gamification alla mobilità può essere un primo passo per arrivare ad una gamification di una intera realtà urbana. Il rischio, infatti, è quello per cui l’evoluzione dei sistemi tradizionali verso livelli di maggior organizzazione integrata aggiungano eccessiva complessità di accesso e di fruizione. La complessità è un ostacolo che nessuno può permettersi poiché allontanerebbe l’elemento al centro di ogni riflessione: l’uomo. Nasce di qui l’idea di una “playable city“, che Fabio Viola (gamification designer) ha portato sul palcoscenico della recente Social Media Week di Roma.
Cittadini motivati e tenuti insieme dall’idea che la tecnologia possa essere umana, portatrice di benefici concreti, gioiosa e accompagnata da una sana componente di fun. Proprio il divertimento e la gioia, quando ben calati nel design delle infrastrutture ed esperienze quotidiane, modificano i nostri comportamenti verso il meglio
Partendo dalla mobilità integrata, ed arrivando al rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, il gioco può essere quel piano intermedio ove far incrociare esigenze e soluzioni al fine di ottimizzare investimenti e interventi. Per trasformare una smartcity in una “playable city”, aggiunge Viola, occorre portare al centro «l’emotività, l’engagement e la partecipazione attiva della cittadinanza nei processi di trasformazione».
Cambia l’approccio, insomma: gamification non è soltanto divertimento fine a sé stesso e, anzi, necessita di una logica solida che consenta di scegliere le giuste modalità per trasmettere al target desiderato l’informazione desiderata. Il gioco, insomma, diventa elemento facilitante in grado di oliare i meccanismi comunicativi tra PA e cittadinanza, favorendo l’adozione di nuovi strumenti di spostamento ed erodendo tutti gli ostacoli che si interpongono tra il passato e il futuro.