Colonia. Una nuova sfida attende i nostri buspreneurs. A contendersi il titolo europeo dello StartupBus: Italia, Germania, Inghilterra, Belgio ed Estonia. La competizione inizia nel primo pomeriggio, dopo l’assegnazione del premio Ford Italia. I ragazzi, avendo già affrontato la sfida di Amsterdam, hanno capito come esporre le loro presentazioni per ottenere il risultato migliore. Sebbene l’agitazione sia molta, ora sanno cosa li aspetta.
Sfruttano le ultime manciate di secondi per perfezionare i loro lavori, dettagli impercettibili che faranno, o almeno si suppone e si spera, la differenza: ripetono i loro discorsi, modificano particolari grafici e aggiustano i propri progetti. Persone che corrono in tutte le direzioni animano lo scenario dello Startplatz, l’incubatore d’impresa di Colonia che ospita l’evento.
Siamo gli ultimi ad arrivare ma l’accoglienza è calorosa. Gli organizzatori precedono la competizione presentando i propri talenti, l’atmosfera è allegra, ricca di sorrisi e unita da un’esperienza comune che avvicina cinque paesi dalle caratteristiche differenti. A rompere il ghiaccio è l’Estonia e a susseguirsi tutti gli altri paesi. Ogni team ha tre minuti per giocarsi tutto e presentare la propria startup alla giuria, che deciderà quali saranno le squadre che potranno accedere alla finale di domani.
In questa semifinale StartupBus 2015 troviamo idee molteplici, alcune relativamente all’avanguardia e altre che riproducono solo in maniera innovativa ciò che il mercato ha già accolto in passato. Startup dedicate all’entertainment, al cibo, agli sport estremi o alla sanità devono vendere la loro idea a un pubblico attento e preparato. E farsi capire, e apprezzare, nel giro dei minuti chew il palcoscenico concede loro.
Ciò che si deve riconoscere ai buspreneurs italiani è l’abilità nel coinvolgere gli ascoltatori durante l’esposizione, una qualità che non fa parte delle squadre straniere e che dovrebbe teoricamente rappresentare (assieme ad altre milestone dettate dall’organizzazione europea) una fetta importante del giudizio finale. Lo scopo è portare idee valide ma, soprattutto, convincere gli investitori a puntare sulla propria startup.
La concretezza dei progetti fa guadagnare un altro punto a favore dell’Italia. Alcuni delle proposte straniere sono, infatti, poco strutturate e di difficile realizzazione: l’innovazione è importante ma è necessario rimanere con i piedi per terra e mostrare ciò che può essere realmente prodotto.
I team terminano i loro pitch e la giuria si riunisce per decidere quali saranno i vincitori. L’esito viene comunicato: l’Italia quest’anno non compare tra i finalisti. L’unica menzione speciale è per il team FreedHome, già vincitore nella sfida amichevole contro la Germania, che ha sfiorato la qualificazione senza riuscirci: per il team c’è ancora l’opportunità di una incubazione presso strutture Allianz in Colonia.
Sicuramente i nostri ragazzi hanno fatto un buon lavoro, ma purtroppo, per qualche motivo non ben colto dalla spedizione tricolore, non è bastato. La delusione è forte, ma i loro progetti andranno avanti. Perché qui finisce la competizione, ma il #thinkinprogress va per definizione ben oltre il perimetro di un semplice gioco di ruolo.