Il verificarsi di un incidente in strada non è mai piacevole, ma i fastidi possono riguardare anche ciò che accade in seguito, quando a intervenire sono le assicurazioni. Accertare con esattezza le responsabilità in caso di un sinistro che coinvolge due o più soggetti non è affatto un compito semplice. Se oggi ci si affida perlopiù a testimonianze scritte o verbali, come nel caso del modulo CID, in un futuro non troppo lontano potrebbe essere la tecnologia ad occuparsene, svolgendo gran parte del lavoro.
L’introduzione delle cosiddette scatole nere nel mercato a quattro ruote procede, in modo lento ma progressivo. Solo una decisa spinta da parte del legislatore può contribuire ad accelerare il processo, con benefici per tutte le parti in gioco. Sarà necessario però anche un comportamento leale e corretto da parte di chi si occupa di stipulare le polizze, così da evitare di trasformare il tutto nell’ennesimo obbligo calato dall’alto sul capo dell’automobilista, costretto dalla normativa a mettere mano al portafogli per l’acquisto e l’installazione.
La scatola nera in auto
Si tratta di un dispositivo montato a bordo della vettura, che monitora in modo costante il movimento dell’auto. Dal punto di vista tecnico è essenzialmente un localizzatore GPS equipaggiato con accelerometro (per misurare la decelerazione in caso di impatto) e connesso via utenza telefonica ad una centrale remota che registra la velocità e la posizione del veicolo. Le informazioni raccolte possono dunque essere utilizzate dalle compagnie in caso di incidente. Un’altra utilità è quella che permette di ritrovare il mezzo più facilmente in caso di furto, mediante geolocalizzazione.
Fino ad oggi la sua installazione è stata opzionale (il costo è di circa 70 euro), a discrezione dell’automobilista all’atto della sottoscrizione della polizza, ma le cose potrebbero presto cambiare. Nei primi mesi del 2015 è arrivato in Parlamento un disegno di legge sulla concorrenza che, tra le altre cose, prevede l’introduzione di sconti sulla RC Auto per chi si doterà della scatola nera, una pratica in realtà già messa in campo da alcuni istituti assicurativi al fine di attirare nuovi clienti.
La situazione in Italia
Il nostro paese è uno di quelli con la più alta percentuale al mondo di veicoli dotati di black box: sono circa tre milioni, secondo i dati diffusi da ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici). Il primato spetta al sud, con il 49% del totale. A spingere gli utenti a scegliere l’installazione della scatola nera è, come già detto, innanzitutto uno scontro sul premio annuale da pagare per la polizza, di circa il 38% se si prende in considerazione la città di Roma.
Gli italiani sembrano essere inoltre stimolati ad assumere un comportamento più rispettoso e responsabile al volante una volta consapevoli del monitoraggio. Lo stesso si può dire per i rilevatori del tasso alcolemico, che rendono il veicolo inutilizzabile nel caso in cui il conducente abbia alzato troppo il gomito. In altre parole, il dispositivo non solo torna utile in seguito agli incidenti, ma contribuisce a diminuirne il numero, fungendo da sistema di prevenzione. Queste le parole di Aldo Minucci, presidente ANIA.
Laddove le polizze prevedono un ulteriore sistema premiante sul prezzo a fronte di comportamenti virtuosi monitorati da dispositivi telematici, gli italiani reagiscono positivamente e rispettano le regole.
La privacy
L’impiego di un dispositivo che costantemente monitora la propria vettura inviando i dati raccolti ad un sistema remoto gestito da terzi può sollevare qualche giustificato dubbio in tema di tutela e rispetto della privacy. Va però fatta chiarezza su questo punto: le informazioni raccolte possono essere utilizzate dalle compagnie assicurative esclusivamente quando necessario, ovvero nel momento in cui c’è necessità di fare chiarezza sulle dinamiche che hanno causato un incidente.
L’automobilista non deve dunque temere alcunché per quanto riguarda un’eventuale condivisione dei suoi spostamenti. In altre parole, le scatole nere non sono progettate per “spiare” chi si mette al volante, bensì per semplificargli la vita nello sfortunato caso di un sinistro. Una considerevole riduzione nel numero delle frodi assicurative, spesso dovuta ad una ricostruzione fasulla dell’incidente, può essere conseguita dunque attraverso l’installazione delle black box.
Assicurazioni e guida autonoma
Mentre si discute di un rinnovamento della legislazione per rendere obbligatoria l’adozione delle scatole nere, si fa sempre più interessante e urgente anche il dibattito in merito alle normative necessarie per poter portare in strada i veicoli a guida autonoma. Nell’abitacolo delle self-driving car nessuno sarà al volante: il movimento del mezzo verrà interamente gestito da un sistema hi-tech composto da sensori, laser e videocamere, capace di analizzare in tempo reale quanto accade nell’ambiente circostante, comportandosi di conseguenza.
Perché una tecnologia di questo tipo possa entrare a far parte della quotidianità è però d’obbligo rivedere le regole che attribuiscono responsabilità oggettive ai conducenti. Gli eventuali errori effettuati in fase di manovra non saranno più imputabili ad una persona in carne ed ossa, ma ad un apparato di hardware e software che si occupa di guidare senza l’intervento umano. Ne dovranno tener conto anche le assicurazioni, nello stabilire come giudicare quanto accaduto in caso di sinistro.