All’interno di un evento che concentra sugli algoritmi i propri contenuti, tra i main partner dell’iniziativa non poteva non comparire una azienda che sugli algoritmi sta costruendo parte del proprio valore: Eni, a pochi giorni dalla scoperta del grande giacimento di Zohr, sale sul palcoscenico di State of the Net per enunciare quanto gli algoritmi siano chiave di volta per l’innovazione del gruppo.
Eni a State of the Net
Il cane a sei zampe opera in un mercato nel quale gli investimenti in ricerca sono estremamente onerosi poiché spesso basati su azioni estremamente complesse: identificazione di nuovi giacimenti potenziali, accordi internazionali, perforazioni pilota, analisi. Nel momento in cui il prezzo del petrolio scende e la competizione impone massima efficienza, ecco che il valore si concentra laddove gli oneri della “forza bruta” vengono superati dalla raffinatezza della matematica. Ad enunciarne il prodigio è Nicola Bienati, Senior Research & Development Project Leader Eni, il quale ha spiegato come e perché investire sugli algoritmi significhi investire in prospettiva.
A parlare di “forza bruta” fu a suo tempo Alan Turing, il quale nella battaglia personale contro Enigma doveva tagliare i tempi di decodifica dei messaggi tedeschi agendo in modo intelligente con le proprie “bombe” (macchine che replicavano la tedesca Enigma e che lavoravano in parallelo per decifrare empiricamente i messaggi del Reich). Da Turing in poi la crittografia è diventata un nuovo linguaggio che la matematica ha adoperato per decifrare la realtà: gli algoritmi, donando significato ai messaggi, sono in grado di trasformare sequenze numeriche in immagini, fotografie del reale, simulacri di un qualcosa che si va esplorando.
State of the Net 2015 esplora l’applicazione degli algoritmi al mondo odierno e il loro ruolo protagonista: dai social network ai motori di ricerca, dal trading automatizzato sui mercati azionari ai big data, passando per l’essenziale ruolo dell’elaborazione intelligente nell’azione delle aziende.
Realtà, immagine, calcolo
Per spiegare le procedure che hanno portato Eni all’identificazione del giacimento record nelle acque egiziane, Bienati ha usato la metafora dell’analisi medica: i raggi X sono infatti una procedura che consente di “vedere” una certa realtà in modo diretto, con forti limiti che ne impediscono l’adozione in tutti i contesti. Nell’analisi geologica, ad esempio, occorre andare oltre, ottenendo però dalle analisi empiriche soltanto numeri che non descrivono la realtà, ma soltanto una immagine di essa. Soltanto algoritmi in grado di decifrare quanto appurato dal monitoraggio esplorativo possono decodificare i “numeri” per trasformarli in immagini. Nasce da questo principio la procedura di “imaging sismico”, un sistema di rilevazione e decodificazione di onde sonore che, trasmesse nel terreno dalla superficie, vengono raccolte dopo aver rimbalzato nel sottosuolo:
Una campagna di acquisizione sismica tipicamente copre aree con estensioni variabili da poche decine ad alcune migliaia di chilometri quadrati; sulla superficie vengono dispiegate centinaia-migliaia di sorgenti e di ricevitori disposti secondo opportune geometrie. La propagazione delle onde sismiche e la loro interazione con le proprietà fisiche del sottosuolo (ad esempio la densità) sono descritte da modelli fisico-matematici (studiati dalla geofisica) su cui si basano gli algoritmi di imaging sismico; questi modelli sono estremamente complessi e i relativi algoritmi hanno tempi di calcolo molto lunghi.
La migrazione sismica è il passo successivo: rappresenta l’algoritmo che trasforma i dati raccolti in immagine tridimensionale in profondità, ricreando così il modello da seguire nella scelta delle perforazioni esplorative. I dati raccolti sono tipicamente confusi, poiché traslati in una sorta di piano bidimensionale partendo da una situazione tridimensionale complessa e priva di modelli standardizzati. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Zohr è un bacino da oltre 800 miliardi di metri cubi di gas, monetizzazione diretta di uno specifico processo di calcolo che ha trasformato il susseguirsi caotico di misurazioni a campione in un modello ordinato che assume forma, volume e prospettiva.
L’algoritmo è asset
L’esperienza Eni con State of the Net ha una forte valenza poiché esplicita il valore che gli algoritmi hanno per Eni. Non sono considerati alla stregua di una mera procedura, di semplice tassello “software”: gli algoritmi sono la strategia che consente di limitare la “forza bruta”, tagliando i tempi di ricerca ed affinando i tentativi di ricerca di nuovi giacimenti. I successi dell’azienda negli ultimi anni derivano direttamente dal lavoro portato avanti in tal senso: dal Green Data Center a Watson, passando per uno dei supercomputer più veloci del mondo ed arrivando all’esperienza Zohr, gli algoritmi sono al centro dell’agire del gruppo.
L’algoritmo è valore poiché consente di ottimizzare gli investimenti, massimizzare i rendimenti e ridurre i tempi di esplorazione. Gli investimenti di ieri sono dunque alla base dei risultati di oggi, ma già Eni sta guardando al futuro ed al tentativo di trasformare le procedure attuali verso un maggior affinamento: una ulteriore elaborazione algoritmica dei dati ottenuti in fase esplorativa possono rendere ancor più efficace e rapida l’azione dell’azienda, consentendone così ricerca e sviluppo di magnitudo moltiplicata.
Tutto ciò incorniciato all’interno della collaborazione con State of the Net: Eni sale sul palcoscenico di Milano per celebrare gli algoritmi che hanno portato alla scoperta di Zohr ed alla ridefinizione del potenziale del gruppo per gli anni a venire.