A pochi giorni dall’anniversario della scomparsa di Steve Jobs, il 5 ottobre del 2011, prosegue il ricordo e l’omaggio da parte di chi vi ha lavorato per decenni a stretto contatto. Dopo la sentita lettera di Tim Cook ai dipendenti, e le opinioni di John Sculley sull’imminente film nelle sale, a prendere parola è Jonathan Ive. L’occasione è il Vanity Fair New Establishment Summit, dove il designer di Cupertino ha parlato di ciò che è rimasto dell’iCEO a quattro anni dalla sua dipartita, a partire dalla sua semplicità.
Ive, il quale ha diviso il palco con il regista J.J. Abrams e il produttore Brian Grazer, ha spiegato di aver vissuto un periodo di dolore e confusione a seguito della scomparsa di Steve Jobs, anche in relazione a una crescente cacofonia di opinioni contrastanti emerse sull’iCEO, dato l’insistente interesse del pubblico su Jobs come persona, oltre che come dirigente d’azienda. A quattro anni di distanza, il designer sente che la più grande eredità rimasta del co-fondatore di Apple sia la semplicità, un valore che rimane immutato in ogni prodotto e servizio targato mela morsicata.
Onestamente, quel che è rimasto non avrei mai potuto predirlo quattro anni fa. Quel che è rimasto è abbastanza insignificante, ma quel è che è rimasto è la sua semplice attenzione nel tentare di creare qualcosa di bello e grandioso. Non vi è mai stato un grande piano di vittoria, né un’agenda molto complicata. Quella semplicità sembrava quasi infantile nella sua purezza.
Pur non citandolo esplicitamente, anche Ive ha voluto esprimere un giudizio sulle polemiche sollevate dal nuovo film dedicato all’iCEO, per la sceneggiatura di Aaron Sorkin e la regia di Danny Boyle. Dopo il blando scontro a distanza proprio tra Sorkin e Tim Cook, il designer ha spiegato come il modo con cui l’iCEO sia “frequentemente e popolarmente ritratto” appaia in contrasto con il ricordo che conserva degli anni passati insieme. Ive, infatti, spiega di non aver mai testimoniato una felicità tanto pura e semplice quanto quella trasmessa da Jobs, nello scoprire come un progetto stesse procedendo per il verso giusto. Una felicità che sembra aver contagiato lo stesso designer, oggi soddisfatto e gratificato dal suo ruolo:
Non mi sono mai sentito così felice e creativo.