In tutti gli impianti, nei campi operativi, nei villaggi e nelle città africane dove Eni ha realizzato progetti di sviluppo, è presente una doppia bandiera: quella del cane a sei zampe e quella locale. Tra Eni e il continente africano c’è infatti una legame che dura dal 1954, da quel primo passo nel deserto egiziano fino alle più recenti scoperte di gas nel Mediterraneo, un rapporto indissolubile che si è creato grazie all’impegno dell’azienda in questi Paesi.
In Africa sono presenti il 13,7% dei dipendenti Eni e viene fornita oltre la metà della produzione totale di greggio e gas naturale dell’azienda, che è il primo produttore internazionale nel continente. Questo impegno è stato protagonista anche di diversi seminari che si sono tenuti a Expo Milano, come UN Ministerial Meeting e il seminario organizzato da Wame dal titolo L’accesso all’energia in Africa. In quest’ultima occasione è intervenuto Roberto Casula, Chief Development, Operations and Technology Officer di Eni, che ha spiegato il programma che promuove la sostenibilità in Africa:
L’Africa è ricca di gas ma anche particolarmente ricca di energie rinnovabili come il solare, l’hydro e le biomasse. Accesso all’energia significa non solo accesso all’elettricità per le comunità, ma anche accesso all’istruzione, all’acqua e alle strutture sanitarie. Eni sta sviluppando una serie di soluzioni capaci di dispiegare sistemi energetici su una scala più larga che renda possibile l’utilizzo di tutte le risorse rinnovabili, non solo il solare.
Si parla dunque di un tema molto sensibile, ovvero l’approccio delle compagnie gaspetrolifere in Africa intrecciato con lo sviluppo economico, il rispetto dell’ambiente e la valorizzazione del capitale umano.
L’impegno di Eni a Expo si è dimostrato ancora più concreto con il supporto al bando di concorso Energy, Art & Sustainability for Africa indetto a giugno, finalizzato a ricevere proposte per l’ideazione di eventi da parte di tutti i Paesi africani non presenti all’Esposizione Universale, permettendo così a questi Paesi di parteciparvi comunque.
Energia affidabile per chi fornisce risorse
L’accesso ai servizi energetici moderni è uno strumento fondamentale per promuovere diritti e per l’inclusione sociale, fondamentali per una vita dignitosa e per una crescita sostenibile. L’energia è uno strumento di promozione sociale che garantisce un livello di qualità di vita adeguato e l’accesso a servizi di base come educazione, salute, trasporti e comunicazione. L’energia, tema di Expo insieme all’alimentazione, può quindi diventare una leva volta ad amplificare le possibilità di empowerment femminile, di lavoro dignitoso per tutti, di sviluppo sostenibile di sistemi di produzione e di consumo, di creazione di contesti urbani sicuri e di salvaguardia degli ecosistemi.
Un obiettivo che l’azienda porta avanti ormai da decenni. L’ispirazione alla collaborazione e alla sostenibilità delle attività nel continente africano giunge da lontano, ossia dal fondatore Enrico Mattei. Fu proprio Mattei a dar vita ad un nuovo modo di operare nel continente, tanto che da più parti la sua azione fu vista come uno dei più forti atti anti-colonialisti del dopoguerra. E la sua strategia prese il nome di “Formula Mattei”, una vera e propria rivoluzione nei rapporti tra paesi produttori e paesi consumatori di materie prime.
La strategia di Eni
Può sembrare contraddittorio quando si parla di un continente così ricco di risorse naturali come l’Africa, ma Eni dà un contributo fondamentale alla crescita dei sistemi energetici locali del continente africano. Viene posta l’attenzione a queste zone del Pianeta perché è proprio lì che si concentra maggiormente la povertà energetica, che è cosa diversa dalla risorsa, presente invece in grandi quantità, che necessita però di tecnologie per poter essere sfruttata. Il programma di investimenti per lo sviluppo locale in Africa Sub sahariana, ad esempio, è orientato a favorire l’accesso all’energia per le comunità locali. La strategia di intervento si basa sulla ricerca e sullo sviluppo di soluzioni adatte ai fabbisogni locali, in tre mosse:
- Lo sviluppo di soluzioni on-grid, che comprende la creazione di piani di energia volti a valorizzare risorse preziose per i Paesi, attraverso l’ottimizzazione dei processi produttivi – il recupero del gas flaring – e la costruzione di infrastrutture per la produzione e la distribuzione di elettricità;
- Lo sviluppo di soluzioni off-grid, utili non soltanto a fornire l’energia elettrica alle comunità attraverso speciali sistemi stand alone, ma anche a migliorare la salute, l’educazione e le condizioni socio-economiche;
- Un’attività di ricerca e sviluppo su tecnologie avanzate nell’ambito dell’energia rinnovabile, mirata a migliorare gli stili di vita.
Il gas flaring in particolare è al centro delle progettualità africane: grazie all’innovazione tecnologica il gruppo intende trasformare uno dei principali punti deboli delle attività passate in uno dei punti di forza delle attività future: il gas bruciato in torcia può diventare risorsa, alimentando la produzione elettrica per le zone circostanti e generando pertanto nuove opportunità. L’avanguardia in tal senso è stata quella di Kwale, in Nigeria, cui seguiranno presto Mozambico, Ghana, Angola e Togo, dove verranno realizzati impianti analoghi.