Si apre la portiera della vettura, ci si mette al volante, si avvia il motore e si parte. Sono gesti ripetuti quotidianamente, tanto da divenire quasi degli automatismi. Ciò che permette di spostarsi a bordo di veicoli sempre più evoluti nasce però da una ricerca continua, spesso del tutto ignorata dall’utente finale, volta a migliorare progressivamente il mezzo di trasporto per eccellenza, sia in termini di comfort che per quanto riguarda l’efficienza. Un processo che inizia dalla fase di progettazione, prototipazione e test.
È in questi step che gli automaker possono beneficiare di una tecnologia versatile e dalle enormi potenzialità come quella legata alla stampa 3D. In che modo? Lo ha spiegato Ford, con un evento organizzato oggi presso la Domus Academy di Milano.
Stampa 3D e prototipazione
Anche per il settore automotive vale quanto già detto più volte in relazione ad altri ambiti industriali: poter disegnare una componente e produrla rapidamente, a basso costo, offre innumerevoli vantaggi. In termini di tempo risparmiato, innanzitutto, senza contare la possibilità di apportare modifiche e perfezionamenti sul file digitale per poi tradurle nella realtà in un oggetto tridimensionale.
Questo non significa dover per forza di cose abbandonare metodi di progettazione più tradizionali, come quelli che prevedono l’impiego del “nastro" o la costruzione dei modelli in creta. Più semplicemente, le funzionalità delle stampanti 3D si affiancano a quanto offerto ad esempio dalle animazioni in alta definizione per avere un’anteprima fedele di come apparirà un veicolo una volta assemblato oppure dai visori per la realtà virtuale che consentono di analizzare ogni minimo dettaglio da un punto di vista in soggettiva, ancor prima di dare il via alla fase di produzione vera e propria.
L’esempio di Ford
Per fare un esempio pratico, quando i designer e gli ingegneri Ford si mettono all’opera per creare una griglia frontale o un faro, sono in grado di giungere al pezzo finito da sottoporre ai test in circa sei giorni, anziché sei settimane come avveniva in passato. Questo perché non è più necessario realizzare gli strumenti per lo stampaggio a iniezione prima di dare il via alla fase di produzione in serie. Semplicemente, si genera il modello 3D a monitor, si invia il file STL alla stampante e si attende che l’oggetto venga plasmato nel materiale voluto.
L’impiego delle stampanti 3D nel settore delle quattro ruote non è del tutto una novità: Ford ha iniziato a sperimentare con questi sistemi addirittura nel lontano 1988. Oggigiorno la tecnologia è evoluta in molteplici direzioni, offrendo la possibilità di ricorrere a più tecniche: SLS (sinterizzazione laser selettiva), SLA (stereolitografica), SLM (fusione laser selettiva) ecc. Nessuna è migliore di un’altra: semplicemente ognuna di queste ha il proprio ambito di utilizzo ideale, i suoi pro e i suoi contro. Ad esempio, ad un designer interessa soprattutto la qualità della finitura della superficie, mentre ad un ingegnere importa che il materiale impiegato sia quello adatto per essere sottoposto a test e sollecitazioni.
Quali siano in prospettiva le potenzialità di questa tecnologia applicata al mondo automotive è impossibile da prevedere con certezza. Di una cosa, però, Ford è sicura: non sarà mai possibile creare un intero veicolo stampato in 3D da produrre in serie, poiché i costi sarebbero proibitivi. Le stampanti (quelle industriali, differenti dai modelli per uso amatoriale) potranno però tornare utili per creare stampi a iniezioni impiegati poi per generare le singole componenti. In altre parole, le vetture del futuro continueranno ad essere create e assemblate con i metodi “tradizionali”, ma la fase che sta prima di quest’ultimo passaggio potrà beneficiare enormemente della praticità e della comodità messe a disposizione dalle stampanti in tre dimensioni.