Il futuro inizia oggi. Proprio oggi. Lo dice il flusso canalizzatore e bisogna rassegnarsi: se ne parlerà per tutto il giorno. Chi perché ha cose intelligenti da far notare, chi perché c’è un trend da cavalcare, chi perché c’è un hashtag da sfruttare. Ma una cosa è certa: Ritorno al Futuro ha timbrato la coscienza collettiva ed ha fissato un punto fermo. Questo punto fermo è la data in cui il “futuro”, così come lo si vedeva e immaginava trent’anni fa, sarebbe iniziato: 21 ottobre 2015. Oggi, proprio oggi.
Il futuro
Non importa quali tecnologie immaginassero e quali stravolgimenti avrebbero comportato: di questo già ne abbiamo discusso. Quel che è interessante è il fatto che il futuro aveva una data, una prospettiva: 30 anni. Entro 30 anni si immaginava un mondo fatto più o meno come il passato, ma con alcune tecnologie particolarmente spettacolari a contrassegnarne la vita quotidiana. Nessuno avrebbe mai immaginato che l’innovazione sarebbe stata invece molto più sottile e pervasiva, invisibile e decisiva. Rispetto ad allora abbiamo il Web e gli smartphone, camminiamo fissando un display, abbiamo le cuffiette nelle orecchie e un device che vibra al polso o invia notifiche in tasca. Nel film non c’è mai traccia di “rete”: il concetto ha preso vita dopo, creando un mondo diverso da quello che Marty McFly potrebbe immaginare se arrivasse davvero domani con la sua Delorean.
Se dobbiamo immaginare il mondo tra trent’anni, affrontando la stessa sfida che si sono posti gli autori del primo Ritorno al Futuro, faremmo molta più fatica. Questo perché la feroce accelerazione avvenuta ci porta a vivere continue rivoluzioni sempre più ravvicinate nel tempo. Gli smartphone hanno cambiato il mondo di comunicare nel giro di un decennio e nel giro del prossimo decennio le auto guideranno presumibilmente da sole. E poi? Spostando il limite di 20 anni ancora, cosa potrebbe accadere?
La verità è nel fatto che, sebbene la fantasia sia rimasta la stessa, è molto più difficile da applicare ai parametri di conoscenza metabolizzati. Oggi l’innovazione è troppo rapida per poter essere compresa come succedeva trent’anni fa: si fa fatica ad immaginare un mondo lontano, poiché il limite della conoscenza viene ormai spostato con talmente tanta rapidità che anche un film di fantascienza potrebbe essere guardato con sufficienza. Della serie: perché no, uno o due decenni e potremmo avere astronavi, potremmo atterrare su Marte, potremmo aver coltivato pezzi cyborg per corpi umani e chissà cos’altro. Nulla di tutto ciò è impossibile.
Più concretamente, oggi la rapidità è talmente alta che la riflessione si sposta di più in direzione contraria, alimentando timori più che fantasie: l’uomo è in grado di reggere ulteriormente? Qual è il limite oltre il quale l’innovazione correrà più rapida dell’immaginazione? Quel punto di rottura non rischia di essere esattamente lo stesso per cui alte personalità hanno già ammonito circa l’incedere dell’Intelligenza Artificiale? Ecco quindi che Marty McFly, se arrivasse oggi frenando su strisce di fuoco, dovrebbe probabilmente fare i conti con la parola “sostenibilità”. Forse ci troverebbe più maturi di quanto non avrebbe immaginato, poiché più consapevolmente vicini ad un qualche punto di rottura che ancora non vediamo, ma di cui avvertiamo l’incedere.
Il senno del poi
Il fatto che il futuro inizi oggi, proprio oggi, porterà molte persone alla nostalgia. Quello che in teoria sarebbe un “Ritorno al Futuro”, in realtà nella mente di molti sarà un nostalgico viaggio nel passato, a come eravamo, a cosa sognavamo, alle emozioni degli anni ’80 e ad un mondo che agli occhi di oggi sembra tanto più semplice. Forse è solo l’effetto del “senno del poi”. O forse, mentre cavalcavamo l’innovazione, non ci siamo resi conto che siamo cresciuti in fretta ma in modo disordinato, creando complicazioni laddove prima v’era ordine. Senza una guida, trainati da entusiasmo e mercati. Senza una vera visione, ma più che altro sospinti da forze mai pienamente riconoscibili. Forse per riallineare innovazione e immaginazione dobbiamo tornare a semplificare la realtà, per comprenderla davvero, per capire dove siamo arrivati e dove vogliamo andare. Renderla più umana, pur se ad un livello di sofisticazione molto più elevato.
Perché oggi dobbiamo sentirci responsabili di quel che stiamo per fare. Oggi non è una data come un’altra: oggi finisce il passato e inizia il futuro. Domani non sarà diverso, a dire la verità, ma è oggi il giorno in cui una riflessione così ha senso di aver luogo. Perché trent’anni fa una generazione ha spiccato un salto e proprio oggi tornerà con i piedi per terra. Oggi, si, proprio oggi. Perché oggi è il 21 ottobre 2015. Non è un giorno come un altro.