Stando alle statistiche raccolte dal gruppo, la Google self-driving car ha percorso fino al 30 settembre 2015 un totale pari a 1.210.676 miglia, ovvero quasi 2.000.000 di chilometri. Un bel po’ di strada, che ha dato modo a bigG di perfezionare la propria tecnologia di guida autonoma attraverso la raccolta e l’analisi continua di dati e feedback, attraverso una fase di test andata in scena soprattutto a Mountain View (California) e ad Austin (Texas).
Fino ad oggi le informazioni relative alla commercializzazione della tecnologia hanno puntato al 2020 (sebbene alcune stime indichino il 2025 come l’anno della rivoluzione), ma un consulente del team prevede tempistiche ben più ristrette. Si tratta di Larry Burns, ex Chief Technology Officer di General Motors (dal 1998 al 2009) che ora fa parte del team al lavoro sul progetto, intervenuto sul palco in occasione della conferenza National Press Club: secondo la sua previsione, le prime vetture in grado di guidare senza l’intervento umano potrebbero raggiungere il mercato già entro il 2018, dunque fra circa tre anni. La loro distribuzione sarà ovviamente graduale e non andrà a interessare tutti i territori, almeno in un primo momento.
Durante il suo intervento, Burns ha focalizzato l’attenzione soprattutto sull’impatto positivo che la guida autonoma potrà avere sulla mobilità, in termini di sicurezza, facendo riferimento alle statistiche pubblicate dalla Association for Safe International Road Travel: oltre il 90% degli oltre 1,2 milioni di decessi legati a incidenti stradali registrati ogni anno sono da attribuire ad un errore umano. Diminuire in modo drastico questo numero significa poter salvare delle vite. Rimane dunque questo il primo e più importante obiettivo dell’intero progetto legato alla self-driving car, che il gruppo di Mountain View sta sviluppando senza sosta ormai da oltre sei anni.
Se potessimo risolvere il problema anche con un solo giorno di anticipo, salveremmo oltre 3.000 vite.